mercoledì 6 aprile 2011

UN POST SU BALOTELLI, CELEBRANDO RYAN GIGGS

Stasera, al 24' minuto di Chelsea-Manchester Utd, io ho pensato a Mario Balotelli.

Stasera allo stadio "Stanford Bridge", quand'erano circa le 21:09, è successo questo: il signor Ryan Joseph nato Wilson, ma oggi ufficialmente noto col cognome della madre (la signora Lynne Giggs), con 37 anni e mezzo nelle gambe, si è visto arrivare un lancio da trenta metri dall'altra parte del campo; allora ha fermato la palla dinanzi a sé facendole fare nello stesso tempo uno scatto in avanti che ha messo fuori causa il difensore avversario, costretto a inseguire non solo la palla ma anche lo stesso signor Giggs che era partito prima di lui perché già sapeva dove sarebbe andata la palla, ossia verso la linea di fondo campo; prima della quale il signor Giggs l'ha gentilmente accarezzata verso un suo compagno fermo a centro area, concedendogli quella gloria tutta particolare che si concede ai marcatori, spesso banali finalizzatori di bravure altrui.

Ecco, mentre realizzavo e rivedevo ciò che aveva fatto il signor Giggs, io pensavo a lui: Super Mario Balotelli, il bad-boy del calcio italiano, o come cazzo lo volete chiamare.

Pensavo a questo figlio di immigrati a cui il destino ha concesso più di quanto non verrà mai concesso a migliaia di altri ragazzi nati nelle sue stesse condizioni; e questa di certo non sarà una sua colpa, ma ricordarsi ogni tanto da dove si proviene può aiutare per capire quanta strada è stata fatta.
Pensavo a lui che ha il record di aver fatto l'esordio in serie C1 a soli 15 anni, 7 mesi e alcuni giorni.
Pensavo a lui che proprio tre anni fa, il 6 aprile 2008, a neanche diciotto anni segnava a Bergamo, con la maglia dell'Inter, il suo primo gol in serie A.
Pensavo insomma, mentre la tv passava l'azione di quel vecchio tizio gallese che quasi da solo aveva costruito il gol del vantaggio dei red devils a Londra, a questo ragazzo italo-ghanese dalle potenzialità (tecniche ed economiche) precoci ed enormi.

Riflettevo, quindi arrivai a una semplice conclusione: non esisterà gol, assist, gesto tecnico, record, prima pagina, modella strafiga o contratto milionario che potrà mai concedere a Mario Balotelli un millesimo della grandezza di quel tizio gallese.

Quel tizio che a 18 anni si impegnava ad eliminare con forza dalla sua vita l'unica cosa che non si può dribblare, ossia il proprio passato. E richiudeva così nel cassetto del dimenticatoio ciò che più aveva odiato, la violenza del padre insieme al suo cognome e alla sua nazionalità inglese, per dedicarsi alla causa del Galles e cercare di entrare nella storia del calcio con un altro cognome più degno, quello della madre.
Quel tizio che ha solcato la fascia sinistra del Manchester United e deliziato gli occhi di tutti gli amanti del calcio per più di 860 volte, senza mai farsi ricordare per altro che non siano giocate da maestro di questo sport.
Quel tizio che ha vinto quasi ogni trofeo esistente, e sempre da protagonista.
Quel tizio che sir Alex Ferguson manda in campo con la stessa fiducia con cui un cieco manda avanti il proprio cane-guida.
Quel tizio che in 64 presenze con la nazionale del Galles è stato espulso solo una volta. E probabilmente quella volta lo ha pure chiesto lui all'arbitro perché in realtà doveva andare a cagare, ma la sua eleganza non gli permetteva di dirlo espressamente.
Quel tizio nominato dai tifosi come il terzo giocatore più forte della storia del club di Manchester.
Quel tizio che ha fatto un gol così:



Nel 1990 Ryan Giggs e Mario Balotelli hanno in comune solo i geni del calcio: uno è da poco un professionista, l'altro solo un piccolo individuo dal futuro incerto.
Dopo ventun'anni i punti in comune aumentano. Anche Balotelli ora è professionista, come Giggs. I due vivono nello stesso ambiente, nella stessa città e nello stesso campionato.
Eppure nel 2011 Ryan Giggs e Mario Balotelli continuano ad avere davvero in comune solo i geni del calcio: perché uno è da poco una leggenda, l'altro solo un giovane professionista dal futuro incerto.

(Qui Balotelli chiede simpaticamente allo stadio Meazza di stare in silenzio perché vuole fare uno scherzo a Moratti)