giovedì 22 settembre 2011

"UNA VOLTA UN MIO ALLENATORE DISSE CHE..": L'INTER DI MORATTI SPIEGATA AI CONTEMPORANEI

Ed eccomi, dopo più di 3 mesi, a rimpolpare le rosee pareti di questo blog rubato alle pagine sportive di "Burda". Ritorno qui a grande richiesta (se Bossi continua a fare comizi, anch'io posso continuare a dire cazzate), e lo faccio riprendendo a sorvolare il pianeta calcio con la mia mongolfiera sospinta dai gas dell'ovvio.
Così, senza remore di sorta, naturale come un liscio di Zauri, banale come uno stiramento per Pato, scontato come un gol di Moscardelli al Napoli in un turno infrasettimanale, ecco un post sugli allenatori dell'Inter morattiana, logicamente dedotto dall'ultima recente cacciata del buon Gian Piero Gasperini, colpevole solamente di essere arrivato al club nerazzurro nello stesso anno in cui il figlio stupido delle Raffinerie Saras (vale a dire Massimo Moratti) ha deciso di tornare ad essere in pieno lo stolto presidente di calcio che fino a qualche anno fa amava far ridere l'Italia, e l'Europa, con il suo modo surreale, comico e sempre molto originale di gestire un club che a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo era diventato davvero un mistero divino in cui si mischiavano a dovere i tratti della pietà e del ridicolo.

Però, nel trattare le guide tecniche distribuite nella sua storia di patron dell'Inter da Moratti, non userò il metro obiettivo ma abusato dei risultati avuti sul campo dai vari allenatori, bensì un criterio a me più congeniale, che porta a identificarli per ciò che hanno realmente rappresentato nella mia duplice visione di sportivo e spettatore comico. Evocherò quindi per ognuno un "ipse dixit" rimasto a spasso tra le pieghe di quello che è forse lo sport più bello del mondo: l'intervista pre/postpartita.

Ottavio Bianchi (febbraio - settembre '95):


"Uomo, zona, numeri tattici, tutto già visto. La diagonale si faceva già negli anni '60, ma non la chiamavano così. Di gabbie erano piene gli oratori e i cortili. Non si è inventato nulla, si è solo migliorato quello che c'era già. La cosa più importante è consentire alle individualità di esprimersi al massimo nel collettivo. Il resto sono stupidate da Bar Sport!"


La sapienza della normalità, gente di un'altra epoca. Monotono e bello. Voto 9.


.        .        .


Luis Suàrez (settembre '95):


"Massimo Moratti è una grande persona, impegnata anche nel sociale."


Si, vai a dirlo alle famiglie degli operai morti nelle raffinerie di Sarroch. Ah no, ma Massimo è il figlio scemo, quello che pensa solo all'Inter..
Il buon vecchio Luisito però ricalca i tratti smielati del nonno che vede come un angelo anche il più dannato dei suoi nipoti. Teneramente fuori dalla realtà. Voto 7.
.        .        .


Roy Hodgson (ottobre '95 - maggio '97 / maggio - giugno '99):


"Vorrei avere undici Pelè. Lo schema lo deciderebbero loro."

"Sono fiducioso, a Parma non ho mai perso! Anche perché non c'ho mai giocato."


Per lui ho un debole, lo confesso. La faccia di uno che si è appena scolato la boccetta di whisky riempita mezzora prima, e il grande merito d'esser riuscito a far girare i coglioni nientemeno che ad Javier Zanetti (vedi link), all'epoca non ancora capitano-totem con smanie di santità.
Il suo non prendersi troppo sul serio, e quell'impressione di trovarsi in panchina quasi per caso, lo rendono mito incontrastato. Voto 10.
.        .        .

Luciano Castellini (maggio - giugno '97 / marzo - aprile '99):


Si vabbè, vi sfido a trovare un'esternazione, non dico degna di nota, ma quanto meno non scritta su tavole di pietra, di questo onestissimo tappabuchi della panchina (ha guidato l'Inter per 6 partite in due anni). Voto 6,5 di stima.
.        .        .


Luigi Simoni (luglio '97 - novembre '98):


"Nel calcio di oggi segni un gol e sei un campione, prendi un palo e sei un coglione."


Nei suoi anni la squadra col giocatore più forte del mondo (Ronaldo) giocava il calcio più approssimativo, piatto e sonnolento del pianeta. Ma si porterà come espiazione universale, fino alla fine dei suoi giorni, il ricordo di quella che fu la più grossa e plateale rapina sportiva, forse seconda solo ai Mondiali del '34 vinti dall'Italia fascista nell'Italia fascista, ossia quello Juventus-Inter arbitrato dal signor Ceccarini con la stessa imparzialità con cui Himmler avrebbe arbitrato Germania-Polonia.
In quell'occasione riuscì nell'ardua impresa di non farsi arrestare, conservando una grande dignità. Voto 8.
.        .        .


Mircea Lucescu (novembre '98 - marzo '99):


"L'Inter gioca meglio sul bagnato che sull'asciutto."


Impareggiabile incompreso. Lo si ricorda per il calcio spettacolo e i tanti gol, spesso degli avversari. In realtà molto sottovalutato, credo paghi più che altro quell'abbigliamento da suonatore di fisarmonica in metropolitana. 
Genio sfuggito alle limitate logiche spazio-temporali del calcio. Voto 8.
.        .        .


Marcello Lippi (luglio '99 - ottobre 2000):


"Io, fossi il presidente, manderei via subito l'allenatore e poi prenderei i giocatori e li attaccherei tutti al muro e gli darei dei calci in culo a tutti."


La sua uscita a mezzo stampa più famosa, in casacca interista, dopo un 2-1 in casa della Reggina, dissipa da sola tutti i dubbi sul feeling con quest'uomo che unisce la proverbiale simpatia dei toscani con l'altrettanto famoso appeal di chi è stato amico di Moggi.
Umiltà sotto lo zero, se ha dei meriti in carriera non riguardano certo la storia con l'Inter. Voto 4,5.
.        .        .

Marco Tardelli (ottobre 2000 - giugno 2001):


"Il calcio di oggi è un mondo fantastico, con un solo difetto: se ne parla troppo."

Per uno che è stato commentatore Rai, una frase simile suona come uno sputo davanti allo specchio. Resterà sempre famoso per il set perso in quel derby del maggio 2001.
Tanto rustico e genuino, quanto inutile. Voto 5,5.
.        .        .


Hèctor Cùper (luglio 2001 - ottobre 2003):


"Yo estoy contigo."


Frase detta ad ogni suo giocatore prima dell'ingresso in campo, mentre con una mano gli batteva un colpo sul petto. Uomo di passione e caratura morale, un po' meno di idee e cinismo. Non a caso è quello che perde i finali e le finali, anche quando le guarda in tv.
Vibrante come un tango o un'amante da dimenticare prima possibile. Voto 7.
.        .        .


Corrado Verdelli (ottobre 2003):


Chi???
.        .        .


Alberto Zaccheroni (ottobre 2003 - giugno 2004):


"Ho avuto la fortuna di allenare solo una squadra di gran livello nella mia carriera da tecnico: il Milan. E devo dire questa Juventus si avvicina molto.."


Ed era la Juve di Poulsen, Grygera, Legrottaglie e Molinaro..
Ecco Zaccheroni è l'uomo che più si avvicina al mio ideale di paraculo. Muto, passa inosservato per avere una promozione, e poi lecca il culo all'ambiente che lo circonda come solo pochi Capezzone sono riusciti a fare nella storia. Miracolato. Voto 4.
.        .        .

Roberto Mancini (luglio 2004 - giugno 2008):


"In questo momento non ho giocatori, e posso cambiare solo i centrali di difesa e gli attaccanti."




Questa, il buon Mancio, l'ha detta pochi giorni fa dopo un pareggio di quel suo Manchester City che costa più o meno quanto una manovra correttiva di Giulio Tremonti. Credo basti ciò a inquadrare un allenatore che è riuscito a vincere con l'Inter solo dopo che si decise di fargli fuori qualsiasi seria contendente.
Bravo, ma sopravvalutato e senza vergogna. Voto 6 meno.
.        .        .


José Mourinho (luglio 2008 - giugno 2010):


"Perché nel 2009 il Chelsea? Perché nel 2010 l'Inter? Perché oggi il Real? Non so se è il potere dell'Unicef, o qualcos'altro.."


Disse lo "Special One" dopo la semifinale dello scorso aprile persa in casa dal Real col Barcellona. Ecco, questo è Mou: un concentrato di sagacia, ambizione, ironia e deleterio egocentrismo. Ha vinto tutto, ma ha anche perso un sacco di occasioni per stare zitto.
Sei il migliore se migliori innanzitutto te stesso. Le statue invece sono ferme, e prima o poi qualcuno le butta giù. Vittima e carnefice. Voto 9.
.        .        .


Rafa Benitez (luglio - dicembre 2010):


"Quando sono arrivato il club mi aveva promesso tre acquisti per costruire una squadra ancora più forte. Invece non è arrivato nessuno. Sono un professionista serio e merito rispetto per il mio lavoro."


Che dire, l'uomo sbagliato nel posto sbagliato. Amato dai tifosi del Liverpool, nonostante due soli trofei vinti in tanti anni, arriva qui e pensa di trovare idee e gente seria e professionale.
Gran signore, ma un po' troppo lento a capire. Voto 5,5.
.        .        .


Leonardo (dicembre 2010 - giugno 2011):


"L'Inter è una cosa così profonda che era impossibile dirle di no. Io sono un romantico.."


Si, il romantico amico dei petrolieri... Non so cosa faccia adesso a Parigi, ma in compenso ricordo molto bene come certi omini dello Schalke passeggiassero increduli tra le macerie della difesa nerazzurra.
Apparenza e poca sostanza. Voto 5.


(Ecco Moratti mentre pensa già al possibile sostituto di Ranieri)