lunedì 24 gennaio 2011

CAZZI AMAURI

"Non gioco più, me ne vado. Non segno più, davvero.."
E' quello che avrebbe cantato Mina, se le avessero chiesto di dedicare una delle sue canzoni più celebri all'attaccante della Juve, Amauri Carvalho de Oliveira, conosciuto più che altro come Amauri, ma conosciuto soprattutto per essere l'attaccante, tra quelli delle più importanti squadre d'Europa, a cui manca da più tempo il gol in campionato.
Come lui solo il gigante svedese Gunnar Nordhal e il brasiliano, naturalizzato italiano, Josè Altafini. Ma i due sono in parte giustificati: uno è morto, l'altro è impegnato a dire cazzate su Sky.

Amauri era un promettentissimo ottimo attaccante. Ora si è trasformato in un fattore psicologico di conforto o sconforto a seconda che si è tifosi juventini o meno. "Oh cazzo no, gioca Amauri!...Ma chi è che manca?!", è la domanda che sorge spontanea tra gli appassionati bianconeri se lo si trova in formazione; e d'altro canto il popolo avversario, saputo della presenza in campo del mancato bomber italo-brasiliano, utilizza tutti i modi possibili per rintracciare il proprio allenatore e comunicargli del lieto evento per indurlo a schierare un difensore in meno.

Non era più giovanissimo (26 anni) quando si scoprì attaccante di buon livello con la maglia del Palermo. Era il 2006, era appena arrivato dal Chievo Verona (a cui aveva regalato 17 gol in tre stagioni) e nessuno si aspettava un exploit del genere da questo brasiliano (naturalizzato italiano) girovago portato in Italia dal Parma, e passato successivamente pure per Napoli, Piacenza, Empoli e Messina prima del succitato arrivo in veneto. Con i rosanero Amauri segna 23 reti in 52 partite di campionato. Una media importante, quasi un gol ogni due partite.

A giugno 2008 lo acquista la Juventus per 12mln di euro più il cartellino di Nocerino, la comproprietà di Lanzafameun maglioncino rubato direttamente dall'armadio di Marchionne e dieci paia d'occhiali della linea di Lapo Elkann. Valore complessivo dell'operazione: 22,8 mln di euro (2 milioni e 800 solo per il maglione e gli occhiali).
Zamparini fa una bella plusvalenza di circa 20 milioni, a ennesima riprova che a fare calcio i presidenti ci rimettono soltanto. E la Juve scopre che ci si mette poco ad arrivare da un gol ogni due partite a un gol ogni due legislature.
Nel primo campionato juventino parte bene, ma smette di segnare a febbraio: 12 gol. La stagione successiva si riduce a 4 gol nel mese di ottobre ed un altro, l'ultimo, sempre a febbraio. In questo primo scorcio di stagione, se non fosse stato per l'inutile generosità di quell'Europa League che si limita a dare un'apparente ufficialità a improbabili amichevoli estive con comitive di semi-professionisti, avremmo fatto davvero fatica a ricordare il ruolo di questo ex attaccante scomparso.

Forse quel famoso spot, in cui accusava un certo senso di smarrimento dopo il precoce ritorno da una favolosa crociera, non era tutta finzione.
Forse era proprio questo il senso, il senso del suo vagare sbracciando e strattonando avversari; forse davvero ci si deve sentire alla fine un po' male.
Forse alla fine di questa triste storia (l'avete capito che sto copiando "Sally" di Vasco Rossi per spudorata penuria di idee, si!?) qualcuno troverà il coraggio di dire ad Amauri che prima della fine del mercato di gennaio dovrebbe proporsi al Cesena.
Così facendo la Juve non sarà più costretta a schierarlo solo dopo aver chiesto anche a Padovano e Ravanelli la disponibilità di tornare a giocare; il Cesena potrà mettere da parte Igor Budan e aspettare che il centravanti croato riprenda a muoversi come ci si aspetterebbe da una persona che non è dichiarata invalida; e Amauri forse riuscirà a tornare il buon attaccante che era, mettendo da parte irreali sogni di gloria.

Altrimenti temo che dovrà giocare molte altre partite nelle stesse condizioni in cui ha giocato ieri contro la Sampdoria: mascherato. Ma solo per non farsi riconoscere.

(Il portiere avversario che si prepara a sventare un attacco di Amauri)

giovedì 20 gennaio 2011

LE TRATTATIVE CHE IL TUO QUOTIDIANO NON TI FAREBBE MAI LEGGERE

Andrea Barzagli - Trentenne difensore centrale e campione mondiale nel 2006 in Germania, nazione in cui si è poi trasferito (nelle fila del Wolfsburg) per dimostrare quanto fosse stata casuale la vittoria del titolo da parte degli azzurri. Barzagli vuole la Juventus. Ma dalla Juve l'han mandato a cagare: "Siamo a posto così, ci basta Legrottaglie. Anche perché il Vaticano paga 8 euro per ogni minuto che lo teniamo in campo."

Alexis Sanchez - "El Nino Maravilla" dell'Udinese, seconda punta veloce e di gran classe, si candida ad essere uno dei campioni del prossimo decennio calcistico, oltre che l'ennesima enorme plusvalenza di Giampaolo Pozzo (che lo acquistò per 2mln di euro). Sul 22enne attaccante cileno ci sono Inter, Chelsea e Verona. Ma quest'ultima trattativa è ostacolata dal sindaco Flavio Tosi, che teme accampamenti indios nel cuore della città.

Adriano - E' svanita poche ora fa un'importante trattativa che avrebbe portato il centravanti brasiliano della Roma alla corte di José Mourinho. Si sa quanto il tecnico portoghese del Real Madrid desiderasse una nuova punta in seguito all'infortunio occorso a Gonzalo Higuaìn, e proprio l'attaccante della Roma era stato individuato dallo "special one" come l'uomo giusto per rinforzare il reparto offensivo.
A far saltare l'affare è stata però la dirigenza madrilena dopo che Adriano, reo di aver saltato l'ultimo test prima della firma del contratto, ha giustificato la sua assenza con un certificato che parlava di "indagini diagnostiche su anoressia e disturbi del cibo".

Pep Guardiola - L'Inter resta alla finestra in attesa di sviluppi sulla questione del contratto (in scadenza il prossimo giugno) che lega Guardiola e il club (o "més que un club") blaugrana, attuale padrone del calcio mondiale. In caso di mancato rinnovo col Barcellona, Massimo Moratti sarebbe pronto a fiondarsi sul giovane e già titolato allenatore catalano.
Ma i nerazzurri di Milano guardano con attenzione anche i movimenti del mai dimenticato Mourinho, che pare in rotta con il Real Madrid (forse perché ha capito che contro questo Barcellona le sue speranze di vincere sono le stesse che ha il Bologna nel campionato italiano..) e tornerebbe di corsa dal presidente con cui ha vinto quasi tutto. E con un Leonardo che  sta conquistando solo elogi in quest'inizio di esperienza interista, ambienti vicini al presidente sussurrano di una stravagante possibilità: Guardiola allenatore; Leonardo direttore tecnico; Mourinho regista, autore e conduttore ad "Inter Channel".
D'altronde si sa che quell'anima pia di Moratti non ha problemi ad avere più allenatori sotto contratto.

(La faccia perplessa di Moratti quando cercava di chiamare il designatore Paolo Bergamo, trovava occupato, e capiva che Moggi l'aveva di nuovo fottuto sul tempo.)

martedì 18 gennaio 2011

SE NON PUOI CALCIARE IL DESTINO, LISCIALO

Quando pensi che il destino sia già scritto, che gli eventi si affermino secondo una sequenza prestabilita da qualche teorema universale in cui l'agire umano conta solo per una misera percentuale, ecco che si manifesta il genio dell'uomo. Un essere, apparentemente uguale a tutti gli altri, che attraverso l'arma del libero arbitrio riafferma la centralità dell'individuo nella storia del mondo. E con una scelta o un gesto che nessuno avrebbe osato operare, ecco celebrarsi l'irriducibilità del pensiero umano rispetto all'accettazione monoteistica del logico ordine delle cose.
Di cosa sto parlando? Ma di calcio, è ovvio! Non mi vorreste mica far credere che non avete colto il nesso tra le righe del paragrafo iniziale e alcune prodezze di quest'ultima giornata di serie A!?..

Se parlo di una "scelta" con un impatto devastante sul corso naturale degli eventi, come potete non pensare immediatamente al volo sublime del portiere del Genoa Edoardo!? Il numero uno portoghese che domenica al minuto 12' del secondo tempo ha deciso di dare una svolta alla sua vita, convertendosi, da mediocre estremo difensore di una squadra di calcio, in una promessa dell'atletica leggera.
E' infatti una vera e propria azione da salto triplo quella compiuta dal non più giovanissimo presunto portiere lusitano, il quale al minuto 57' della gara contro l'Udinese ha deciso di abbandonare la porta (quella del Genoa innanzitutto, ma anche di qualsiasi altra squadra di questo pianeta..) per correre incontro al suo futuro.
E figuratevi se ad una persona intenta a darsi una nuova dimensione professionale può mai interessare di colpire una palla! Cosa sarà mai una palla se non un apostrofo viola tra le parole "t'abbiamo ceduto, maledetta pippa di portiere!"..
La palla non è più un fattore, ed è per questo che Edoardo non si fa problemi a lasciarla a Toto' Di Natale, che con molto poco spirito di coscienza va' persino a segnare il suo gol più brutto. Perché l'attaccante napoletano non ha capito che per il futuro ex portiere portoghese la palla ormai è il vecchio, il passato da archiviare, nel nome di una possibile ascesa come asso del salto triplo. E il tempo per allenarsi non gli mancherà di certo..

Passando poi al "gesto" rivoluzionario che ha spianato la strada alla stesura di una nuova pagina del grande libro degli eventi, è palese il riferimento al vero protagonista di questa domenica: Maximiliano Pellegrino da Leones, paesino in provincia di Cordoba, Argentina.
Fratello minore del più famoso Mauricio Pellegrino, già difensore del Valencia  nonché ex vice di Rafa Benitez nella sua breve esperienza da pluriodiato allenatore dell'Inter, il secondo Pellegrino è un giocatore del Cesena che ha deciso di auto-esonerarsi dal ruolo che il destino, o il suo allenatore, o forse la sua famiglia avevano scelto per lui: il difensore.
Non sappiamo nulla dell'infanzia del piccolo Maximiliano, ma si può immaginare che l'esser cresciuto all'ombra dei successi del fratello maggiore (sia in patria col Velez Sarsfield di Carlos Bianchi, sia in Spagna con Barcellona e soprattutto Valencia) abbia scatenato in lui un malcelato rifiuto a tutto quanto riguardasse la figura del titolato fratello.
In questo calderone di comprensibile avversione dev'esserci allora finita anche l'idea del ruolo praticato dal fratello, un roccioso centrale di difesa; ed è in quest'ottica che forse va inquadrato il sovversivo coup de theatre inscenato da Maximiliano al minuto 89' di Cesena-Roma, sul risultato di 0 a 0.
Caos nell'area dei romagnoli, batti e ribatti, la palla finisce al piccolo e brutto Fabio Simplicio che, nel tentativo di tenere artificialmente in vita un'azione ormai morta, sfiora la palla quasi sulla linea di fondo e la rimette in maniera disperata al centro dell'area piccola, riconsegnandola però di fatto a Pellegrino, ossia a un difensore del Cesena.
Ma Maximiliano, che forse difensore non voleva essere, capisce che è il suo momento e fa esattamente il contrario di ciò che il destino impone a lui e a quel ruolo che non ha mai accettato. Non evita il gol, ma addirittura lo segna: finge di calciar via il pallone col sinistro, e fa autogol col destro. Come uno Zaccardo qualsiasi.
Il Cesena alla fine perde, ma Maximiliano Pellegrino si riprende la sua vita. Ora finalmente non sarà più visto come il difensore che non è mai stato.

(Tifosi del Genoa e del Cesena che cercano Edoardo e Pellegrino per un autografo)

sabato 15 gennaio 2011

IL CALCIO NON ABITA PIU' QUI

Da Wikipedia: "Il Manchester City Football Club è una società calcistica di Manchester, nota soprattutto per essere attualmente la prima squadra a livello mondiale nel rapporto tra valore economico della rosa e indecenza del gioco espresso".
Sono sicuro che, se l'autore della voce corrispondente nell'enciclopedia della rete avesse visto giocare il Manchester City anche solo una volta negli ultimi tre anni, si sarebbe espresso con i miei stessi termini per dare una definizione quanto più attinente alla realtà.
Non è difensivismo. Non è tatticismo irrimediabile. Non è agonismo esasperato. Non è un cazzo, praticamente! Solo tanta noia.

Sin dalla stagione del rilancio del club, quando la proprietà passo nelle mani di Thaksin Shinawatra. Premier thailandese fino al 2006, poi allontanato dal governo del paese e condannato con l'accusa di aver approfittato del suo ruolo politico per arricchirsi personalmente (si perché in Thailandia è un reato il "conflitto d'interessi"..), chiese asilo al governo britannico e intanto cercò di far compiere il salto di qualità ai blue di Manchester: l'immortale Sven-Goran Eriksson in panchina, e una prima infornata di ottimi giocatori pagati forse più del dovuto (esempio i 13mln di euro spesi per la bandiera del Torino di serie B, Rolando Bianchi), ma a cifre che paiono quasi in saldo se paragonate all'ultimo calciomercato.
Risultati da dimenticare: nono posto, infortuni, rendimenti disattesi per alcuni acquisti di rilievo e conseguenti minusvalenze da capogiro che neanche Moratti ai tempi migliori (o peggiori, vedete voi) sarebbe riuscito a far tanto. Oltre a tutto questo ben di dio, un gioco da vomito.

Per seguire, e non farsi solo inseguire dai suoi guai giudiziari, nell'estate 2008 Shinawatra cede il club a una società del principe Mansur, figlio dell'ex presidente degli Emirati Arabi Uniti. Mansur è presidente onorario, ma il vero capo del team è il giovane multimiliardario Khaldoon al Mubarak: un altro fuoriclasse dell'imprenditoria calcistica. Ad allenare al posto di Eriksson ci va quel nulla di Mark Hughes, i soldi si buttano tra campioni del calibro di Jo Robinho (42milioni!..) e qualche buon giocatore come il gallese Bellamy e il portiere irlandese Given.
Risultati da dimenticare: decimo posto e tanta miseria calcistica.

Il mercato dell'estate 2009 è ancora più strabordante: Gareth Barry, Carlos Tévez, Emmanuel Adebayor, Kolo Touré e altri, per più di 140milioni di euro di spesa.
Risultati fantastici anche qui: esonero di Hughes a dicembre, Roberto "ciuffo di amianto" Mancini in panchina, e quinto posto finale senza imprese da narrare ai nipoti. Con una qualità di gioco che si attesta sempre sui livelli del miglior Piacenza di Gigi Cagni, che però non aveva Tevez e Adebayor, ma Totò De Vitis e Gianpietro Piovani.

Si arriva quindi alla stagione attuale. I ricconi arabi continuano a fare mercato con la stessa razionalità che usano i bambini davanti a dolci e caramelle: dal Barcellona arriva il fratello di Kolo, Yaya Touré (31milioni di euro, forse nel prezzo sono inclusi anche i genitori, gli zii e altri pezzi della famiglia); poi David Silva, Mario Balotelli, Aleksander Kolarov e molti altri ancora tra cui, fresco d'esordio nell'odierna giornata di Premier League, il richiestissimo attaccante bosniaco Edin Dzeko.
Nonostante l'indecenza di quanto mostrato in campo, questa è comunque la prima vera stagione in cui la squadra, grazie anche all'inaspettato rallentamento del Chelsea e a un Arsenal discontinuo, sembra una possibile seria candidata a contendere il primato all'attuale capolista, ossia quei red devils rivali cittadini allenati da Sir Alex Ferguson.

Ma una partita del Manchester City resta sempre un'indicibile pena.
Una condanna da infliggere a chi si è macchiato di reati contro l'umanità.
Uno spot a favore del sonnellino pomeridiano. Spegnete la tv, riposate. Perché come dicono i poliziotti dei film americani dopo un omicidio: "non c'è niente da vedere!.."

(Un tifoso del Manchester City festeggia la vittoria di oggi in campionato)

mercoledì 12 gennaio 2011

FRACCAZZO DA PIETROBURGO

Ci sono quei giorni.
Quei giorni in cui ti senti indisposto a vivere. Quei giorni in cui ti da' fastidio anche la voce del tuo migliore amico mentre scarica la sua quotidiana dose di bestemmie sulla memoria di Luciano Moggi, una roba che di solito ti carica di energie per tutta la giornata.
Quei giorni in cui sei così tanto scazzato che Balotelli rispetto a te sembra quasi l'animatore di un villaggio vacanze.
Quei giorni in cui andresti fuori ad una chiesa per aspettare l'uscita dei fedeli e dir loro: "Ma vi rendete conto che parlate da soli?! Se mi fermassi per strada e iniziassi a parlare col muro, finirei certamente in un'ambulanza col titolo di 'pazzo'. Voi invece finite santi...ma curatevi, drogati!"
Insomma quei giorni in cui vieni preso a borsettate da una vecchia che aveva finito da poco di dire il suo rosario, e che ti ha scambiato per uno scippatore di strada.
Poi però qualcosa cambia. L'interruttore per illuminare l'atrio della tua lucidità era lì a pochi passi e chiedeva solo di essere premuto. Un'insensata e stupida serenità fa capolino, con la sua faccina da José Altafini, tra queste barriere che sono ora i tuoi pensieri. Così ti scopri a ridere, pensando che in fondo è tutto una grande presa per il culo.
"Ma perché, cos'è successo?", vi starete forse chiedendo. Ecco, è successo che ho letto questo:
Spalletti: "Il Napoli sembra il Barça. Il Barcellona è la squadra che gioca il più bel calcio del mondo, il Napoli è quella che gli si può accostare quest'anno"..
Voglio bere anch'io quello che bevi tu, Luciano..

(Nella foto Spalletti mentre si consegna alla polizia dopo aver riletto la sua intervista)

martedì 11 gennaio 2011

C'E' DEL MARCIO IN SVIZZERA

Sia chiaro: Lionel Messi può tranquillamente ricevere il Pallone d'oro ogni anno, essendo uno dei pochissimi, anzi forse il solo vero fuoriclasse attualmente esistente nel pianeta calcio.
Ma se l'avesse ricevuto secondo il vecchio criterio del voto dei giornalisti, almeno si sarebbe potuto parlare di scelta miope e acritica di qualche osservatore di calcio poco attento. Invece questa nuova formula del premio, patrocinato per la prima volta dalla Fifa oltre che dalla rivista France Football, è un tale schiaffo all'intelligenza che solo in un mondo gestito da Joseph Geppetto Blatter la si tollera seriamente.
Votano infatti, oltre ai giornalisti, anche i capitani e i ct di tutte le nazionali di calcio del globo terrestre. Ottimo, se non fosse che gli stessi non possono votare per dei propri connazionali. Per la serie: spazziamo via tutte le ombre da questo importantissimo premio, quindi niente campanilismi. Piuttosto votate per chi non è mai stato decisivo quest'anno, ma non favorite un vostro connazionale! Nella maniera più assoluta! Ne va della nostra serietà..
E' inutile quindi spendere troppe righe per concetti scontati: il Pallone d'oro era da assegnare ad un giocatore dell'Inter della tripletta (Sneijder su tutti), se non soprattutto ad uno tra Xavi e Iniesta. I due catalani con i piedi modellati di genio, che hanno retto magistralmente il centrocampo del devastante (anche se nel 2010 solo nella Liga) Barca di Pep Guardiola, e che in quest'estate sudafricana hanno dato un contributo fondamentale al primo titolo mondiale della Spagna.
Oltretutto Iniesta avrebbe anche realizzato il gol decisivo in finale, ma qui sembra vigere la linea di pensiero dell'umile Mourinho, secondo il quale quel gol l'avrebbe potuto segnare chiunque. Come chiunque forse sarebbe capace di fare giocare una squadra di calcio piena di campioni, come è il Real Madrid, molto meglio di quanto non la faccia giocare il noioso portoghese.

Piccola nota a margine. Il capitano della Repubblica Dominicana (tale Glenson Prince) ha dato il suo voto principale al centrocampista tedesco Bastian Schweinsteiger; il ct della Cambogia ha invece premiato l'altro tedesco Mesut Ozil; mentre quello venezuelano ha messo sopra tutti il nome di Diego Forlàn: siete ancora scandalizzati dalla vittoria di Messi?....


(Nella foto Xavi e Iniesta mentre aspettano che Blatter esca dal suo ufficio)

lunedì 10 gennaio 2011

LA SOLITUDINE DEI NUMERI DEI NON PRIMI

C'è quella storia che dice che fa più rumore la scoreggia di un vescovo piuttosto che la cagata di un prete.
E' una storia che in realtà credo di aver inventato io adesso, ma comunque rende bene l'idea di quanto sia frivola e meno pregna di contenuti la realtà dibattuta e spettacolarizzata rispetto a quella spesso taciuta o meno reclamizzata. "Fare notizia" e "essere notizia" sono insomma due cose ben diverse, come dimostrerò con questo semplice esempio.
Fanno notizia un paio di assist di Antonio Cassano, milionario eterno giovane talento di Bari vecchia, famoso per i suoi flirt con i distributori di merendine, oltre che per essere in grado di declinare la parola "bocchino" in 14 lingue diverse a lui per il resto del tutto ignote, tra cui l'italiano e il tedesco (merito delle quattro settimane da allenatore della Roma di Rudi Voller).
E' notizia la classe, l'eleganza, il genio puro dimostrato domenica pomeriggio sul campo del Chievo Verona dal quasi 23enne Josip Ilicic, colpo di mercato in extremis del Palermo di Zamparini, il presidente che produce idee nuove e differenti con la stessa frequenza con cui io cambio la lanugine nel mio ombelico: circa ogni sei-sette ore.


Basti guardare la giocata di tacco con cui, ad un certo momento del secondo tempo, il centrocampista sloveno del Palermo serve il suo compagno Pastore, purtroppo per lui allacciato da tergo da un difensore del Chievo in stato di trance che credeva di essere diventato una cintura di sicurezza.
Una giocata, quella di Ilicic, di rara bellezza per fantasia e semplicità d'esecuzione, che avrebbe meritato una riproposizione ossessiva per tutta la durata di uno qualsiasi di quei programmi sportivi domenicali, che rendono il calcio un mondo molto peggiore di quanto in realtà non sia.
Insomma avrebbe meritato una sequela di replay come quelli che si montano su ogni ciabattata di Ibrahimovic; sull'ultima punizione del cazzo di Del Piero che tanto ormai segna solo da fermo; idem Totti, solo con i rigori invece delle punizioni; e poi sull'ennesimo gol in fuorigioco di Pippo Inzaghi; oppure sulla millesima espulsione di Balotelli; e potrei continuare per ore..

Invece niente, solo pochissimi accenni per il campioncino ex Maribor con la stazza da centravanti e il mancino da brasiliano. Troppa grazia per gli allocchi del circo mediatico. Si godessero i loro campioni arrivati a destinazione, noi aspettiamo un nuovo colpo del genio sotto traccia: Josip Ilicic da Prijedor.



PERCHE' UN BLOG SUL CALCIO?

"Cazzi miei!", mi verrebbe da rispondere se fossi José Mourinho.

Invece vi dico che ho aperto questo spazio per fare concorrenza al caos sceneggiato di Controcampo e alla noia, magistralmente orchestrata, della Domenica Sportiva. Non che io sia meglio dei vari ospiti delle due trasmissioni, ma almeno non tiro tutta la cocaina che tirano loro.
E se qualcuno arrivasse a sostenere che il sentimento che mi muove è l'invidia, allora gli risponderei: si, è vero!
Perché tale Cruciani ha una sedia tutta sua da cui, oltre a sparare ovvietà da adolescente represso e con una scarsa vita sociale, (ma è solo il suo ruolo nella compagnia teatrale del programma mediaset..), può spiare la scollatura e tutto quel che di buono riesce a mettere in mostra l'inutile Alessia Ventura?
Perché Gianni Ippoliti può essere investito del titolo di uomo ironia dell'anonimo programma sportivo di Rai2 in cui a far ridere sono in realtà le smorfie facciali di quel pezzo d'antiquariato mal conservato della conduttrice, Paola Ferrari, che sa solo allargare a dismisura la bocca per mostrare buona parte dei suoi 48 denti, ossia l'unico elemento ancora indigeno in quella faccia colonizzata dall'artificioso.

Insomma se avete visto almeno una volta qualcosa di quanto scritto fin'ora, e siete sopravvissuti alla tentazione di chiudere definitivamente col calcio per dedicarvi ai sudoku, allora questo blog è per voi: calciofili di un mondo che sta scomparendo e avanguardie di una resistenza che forse durerà molto poco, ma che potrebbe essere comunque molto divertente.

Buon proseguimento.