martedì 18 gennaio 2011

SE NON PUOI CALCIARE IL DESTINO, LISCIALO

Quando pensi che il destino sia già scritto, che gli eventi si affermino secondo una sequenza prestabilita da qualche teorema universale in cui l'agire umano conta solo per una misera percentuale, ecco che si manifesta il genio dell'uomo. Un essere, apparentemente uguale a tutti gli altri, che attraverso l'arma del libero arbitrio riafferma la centralità dell'individuo nella storia del mondo. E con una scelta o un gesto che nessuno avrebbe osato operare, ecco celebrarsi l'irriducibilità del pensiero umano rispetto all'accettazione monoteistica del logico ordine delle cose.
Di cosa sto parlando? Ma di calcio, è ovvio! Non mi vorreste mica far credere che non avete colto il nesso tra le righe del paragrafo iniziale e alcune prodezze di quest'ultima giornata di serie A!?..

Se parlo di una "scelta" con un impatto devastante sul corso naturale degli eventi, come potete non pensare immediatamente al volo sublime del portiere del Genoa Edoardo!? Il numero uno portoghese che domenica al minuto 12' del secondo tempo ha deciso di dare una svolta alla sua vita, convertendosi, da mediocre estremo difensore di una squadra di calcio, in una promessa dell'atletica leggera.
E' infatti una vera e propria azione da salto triplo quella compiuta dal non più giovanissimo presunto portiere lusitano, il quale al minuto 57' della gara contro l'Udinese ha deciso di abbandonare la porta (quella del Genoa innanzitutto, ma anche di qualsiasi altra squadra di questo pianeta..) per correre incontro al suo futuro.
E figuratevi se ad una persona intenta a darsi una nuova dimensione professionale può mai interessare di colpire una palla! Cosa sarà mai una palla se non un apostrofo viola tra le parole "t'abbiamo ceduto, maledetta pippa di portiere!"..
La palla non è più un fattore, ed è per questo che Edoardo non si fa problemi a lasciarla a Toto' Di Natale, che con molto poco spirito di coscienza va' persino a segnare il suo gol più brutto. Perché l'attaccante napoletano non ha capito che per il futuro ex portiere portoghese la palla ormai è il vecchio, il passato da archiviare, nel nome di una possibile ascesa come asso del salto triplo. E il tempo per allenarsi non gli mancherà di certo..

Passando poi al "gesto" rivoluzionario che ha spianato la strada alla stesura di una nuova pagina del grande libro degli eventi, è palese il riferimento al vero protagonista di questa domenica: Maximiliano Pellegrino da Leones, paesino in provincia di Cordoba, Argentina.
Fratello minore del più famoso Mauricio Pellegrino, già difensore del Valencia  nonché ex vice di Rafa Benitez nella sua breve esperienza da pluriodiato allenatore dell'Inter, il secondo Pellegrino è un giocatore del Cesena che ha deciso di auto-esonerarsi dal ruolo che il destino, o il suo allenatore, o forse la sua famiglia avevano scelto per lui: il difensore.
Non sappiamo nulla dell'infanzia del piccolo Maximiliano, ma si può immaginare che l'esser cresciuto all'ombra dei successi del fratello maggiore (sia in patria col Velez Sarsfield di Carlos Bianchi, sia in Spagna con Barcellona e soprattutto Valencia) abbia scatenato in lui un malcelato rifiuto a tutto quanto riguardasse la figura del titolato fratello.
In questo calderone di comprensibile avversione dev'esserci allora finita anche l'idea del ruolo praticato dal fratello, un roccioso centrale di difesa; ed è in quest'ottica che forse va inquadrato il sovversivo coup de theatre inscenato da Maximiliano al minuto 89' di Cesena-Roma, sul risultato di 0 a 0.
Caos nell'area dei romagnoli, batti e ribatti, la palla finisce al piccolo e brutto Fabio Simplicio che, nel tentativo di tenere artificialmente in vita un'azione ormai morta, sfiora la palla quasi sulla linea di fondo e la rimette in maniera disperata al centro dell'area piccola, riconsegnandola però di fatto a Pellegrino, ossia a un difensore del Cesena.
Ma Maximiliano, che forse difensore non voleva essere, capisce che è il suo momento e fa esattamente il contrario di ciò che il destino impone a lui e a quel ruolo che non ha mai accettato. Non evita il gol, ma addirittura lo segna: finge di calciar via il pallone col sinistro, e fa autogol col destro. Come uno Zaccardo qualsiasi.
Il Cesena alla fine perde, ma Maximiliano Pellegrino si riprende la sua vita. Ora finalmente non sarà più visto come il difensore che non è mai stato.

(Tifosi del Genoa e del Cesena che cercano Edoardo e Pellegrino per un autografo)

Nessun commento:

Posta un commento

Sono permessi adulazione e scherno, a patto però di non commettere errori nell'uso dei verbi. Prego: