sabato 15 gennaio 2011

IL CALCIO NON ABITA PIU' QUI

Da Wikipedia: "Il Manchester City Football Club è una società calcistica di Manchester, nota soprattutto per essere attualmente la prima squadra a livello mondiale nel rapporto tra valore economico della rosa e indecenza del gioco espresso".
Sono sicuro che, se l'autore della voce corrispondente nell'enciclopedia della rete avesse visto giocare il Manchester City anche solo una volta negli ultimi tre anni, si sarebbe espresso con i miei stessi termini per dare una definizione quanto più attinente alla realtà.
Non è difensivismo. Non è tatticismo irrimediabile. Non è agonismo esasperato. Non è un cazzo, praticamente! Solo tanta noia.

Sin dalla stagione del rilancio del club, quando la proprietà passo nelle mani di Thaksin Shinawatra. Premier thailandese fino al 2006, poi allontanato dal governo del paese e condannato con l'accusa di aver approfittato del suo ruolo politico per arricchirsi personalmente (si perché in Thailandia è un reato il "conflitto d'interessi"..), chiese asilo al governo britannico e intanto cercò di far compiere il salto di qualità ai blue di Manchester: l'immortale Sven-Goran Eriksson in panchina, e una prima infornata di ottimi giocatori pagati forse più del dovuto (esempio i 13mln di euro spesi per la bandiera del Torino di serie B, Rolando Bianchi), ma a cifre che paiono quasi in saldo se paragonate all'ultimo calciomercato.
Risultati da dimenticare: nono posto, infortuni, rendimenti disattesi per alcuni acquisti di rilievo e conseguenti minusvalenze da capogiro che neanche Moratti ai tempi migliori (o peggiori, vedete voi) sarebbe riuscito a far tanto. Oltre a tutto questo ben di dio, un gioco da vomito.

Per seguire, e non farsi solo inseguire dai suoi guai giudiziari, nell'estate 2008 Shinawatra cede il club a una società del principe Mansur, figlio dell'ex presidente degli Emirati Arabi Uniti. Mansur è presidente onorario, ma il vero capo del team è il giovane multimiliardario Khaldoon al Mubarak: un altro fuoriclasse dell'imprenditoria calcistica. Ad allenare al posto di Eriksson ci va quel nulla di Mark Hughes, i soldi si buttano tra campioni del calibro di Jo Robinho (42milioni!..) e qualche buon giocatore come il gallese Bellamy e il portiere irlandese Given.
Risultati da dimenticare: decimo posto e tanta miseria calcistica.

Il mercato dell'estate 2009 è ancora più strabordante: Gareth Barry, Carlos Tévez, Emmanuel Adebayor, Kolo Touré e altri, per più di 140milioni di euro di spesa.
Risultati fantastici anche qui: esonero di Hughes a dicembre, Roberto "ciuffo di amianto" Mancini in panchina, e quinto posto finale senza imprese da narrare ai nipoti. Con una qualità di gioco che si attesta sempre sui livelli del miglior Piacenza di Gigi Cagni, che però non aveva Tevez e Adebayor, ma Totò De Vitis e Gianpietro Piovani.

Si arriva quindi alla stagione attuale. I ricconi arabi continuano a fare mercato con la stessa razionalità che usano i bambini davanti a dolci e caramelle: dal Barcellona arriva il fratello di Kolo, Yaya Touré (31milioni di euro, forse nel prezzo sono inclusi anche i genitori, gli zii e altri pezzi della famiglia); poi David Silva, Mario Balotelli, Aleksander Kolarov e molti altri ancora tra cui, fresco d'esordio nell'odierna giornata di Premier League, il richiestissimo attaccante bosniaco Edin Dzeko.
Nonostante l'indecenza di quanto mostrato in campo, questa è comunque la prima vera stagione in cui la squadra, grazie anche all'inaspettato rallentamento del Chelsea e a un Arsenal discontinuo, sembra una possibile seria candidata a contendere il primato all'attuale capolista, ossia quei red devils rivali cittadini allenati da Sir Alex Ferguson.

Ma una partita del Manchester City resta sempre un'indicibile pena.
Una condanna da infliggere a chi si è macchiato di reati contro l'umanità.
Uno spot a favore del sonnellino pomeridiano. Spegnete la tv, riposate. Perché come dicono i poliziotti dei film americani dopo un omicidio: "non c'è niente da vedere!.."

(Un tifoso del Manchester City festeggia la vittoria di oggi in campionato)

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