giovedì 28 giugno 2012

Neuro '12: GERMANIA-ITALIA e LA BANALITA' DELLA STORIA

(semifinali)

GERMANIA - ITALIA 1 - 2
ovvero
NON SIAMO NOI I VINCENTI, SONO LORO CHE SONO PERDENTI

Italiani popolo di dementi. Gente senza futuro, e senza fine mese, si è mobilitata tra salotti e piazze per assistere e celebrare la possibilità di battere i tedeschi e regalarsi per l'ennesima volta la finale di un trofeo prestigioso come il Campionato europeo di calcio. Italiani, drogati di euforia finta e dannosa più di un tiro di coca tagliata male.
Italiani, date retta a sto coglione che scrive: festeggiate! Godete, ridete e cantate. Se vi frega, è chiaro. Sennò state a casa, andate al cinema, scopate, curate le piante, tagliatevi le vene, qualsiasi cosa; qualsiasi cosa, ma non date lezioni di moralità a chi si permette di essere felice per una vittoria sportiva. Non abusate della voglia degli altri di darvi retta, non strumentalizzate il dolore per un bieco tornaconto di coscienza che vi sarà riconosciuto solo momentaneamente, ma di cui in realtà non frega un cazzo a nessuno. Perché a nessuno fotte di voi e dei vostri punti di vista da segugi dell'intelletto; gli uomini campano anche di sensazioni ed emozioni condivise, e stasera il calciofilo italiano ha avuto quello che si meritava. Ed è giusto che si trastulli. Stop. La premessa era d'ordinanza, e ho voluto dedicarla a voi perché mi fate pena. Perché io mi farei pena se godessi nello screditare gli entusiasmi altrui. Stop, stavolta davvero: qui si parla di calcio. E di banalità.


Come la superiorità dell'Italia sulla Germania, a tratti di una semplicità inenarrabile. Come è banale il fatto che chi si ricorda di segnare, molto spesso poi alla fine vince. Come mi sembra banale adesso che quasi all'inizio della partita ammetto a me stesso, e solo a me stesso perché almeno se mi dico una cazzata poi lo so soltanto io, che forse stasera la Germania la battiamo nei 90minuti così senza troppe storie, come è d'altronde legale vincere le partite senza dover ricorrere per forza alla storia, all'epica, al racconto che stabilisce almeno tre ore di gioco e colpi di scena da sfibrare anche il cuore più tonico.
I tedeschi oltretutto partono forte; cioè arrivano dalle parti di Buffon e fanno caciara. Il nostro numero uno pare deciso a voler mettere subito la partita in salita, per favorire la giusta tensione nei suoi compagni: così prima esce in aria a cercare nespole favorendo il colpo di testa di Hummels, salvato miracolosamente sulla linea da un globulo bianco di nome Pirlo; poi respinge un cross di Boateng sui piedi del povero Barzagli, facendogli rischiare a lui un'autorete e a noi la scomunica definitiva.
Poi c'è quel doppio infisso di Balzaretti che salva un gol sicuro di Podolski con una chiusura che vale un rigore parato, e poi c'è Kroos che saggia i pugni di Buffon, e poi.. BUM!


All'improvviso, su quella fascia destra tedesca che fa sembrare Cassano una specie di Marc Overmars dei bei tempi, il barese scherza il solito crucco acquisito Boateng e un altro capellone senza gloria, e col sinistro pennella una palla che pare l'avance di un'attrice porno. O almeno così la vede Balotelli, visto che non se la lascia sfuggire; mentre Badstuber invece resta a parlare al telefono con la mamma, che non sentiva da tanto. 1a0 per noi.
Khedira cerca immediatamente il pareggio con un destro al volo che si crede Gullit, ma trova buoni riflessi di Buffon, che al netto della retorica stucchevole e del suo essere fascista, resta un gran bel portiere. I teutoni allora riprendono vigore, si calano di nuovo sulle nostre circoscrizioni, e così all'improvviso, quasi come per la suonata di campanello di un testimone di geova, ecco che si ritrovano inculati nuovamente. E se alla prima avevano provato un pochettino di piacere inconscio, sta volta fa male e basta.
Succede che Montolivo, casuale portatore di piedi educati, non sa che fare della palla, e da una ventina di metri dietro la metà campo si inventa un lancio al pompino per Balotelli che non è in fuorigioco. SuperMario scappa da solo verso la porta di Neuer, e appena all'ingresso dell'area di rigore gli toglie la smorfia di perfezione con un collo destro di piombo e cemento. 2a0 per lui.


Non crediamo ai nostri occhi, fortunati di non dover credere alle nostre orecchie perché la telecronaca non la ascoltiamo granché. Il secondo tempo arriva con le giuste credenziali di sofferenza. I bianchi di Loew si scagliano anima, corpo e gel nella nostra metà campo, causandoci ripiegamenti a strafottere e interventi al limite. Ma i quattro dietro, compreso Bonucci che non ho ancora nominato, spalano la merda come se avessero sempre vissuto in un porcile. Con una tranquillità ai limiti dell'eleganza.
A centrocampo Pirlo fa il telecomando del giocattolo, e De Rossi e Marchisio sono due batterie inesauribili. Lo juventino poi avrebbe pure l'opportunità di triplicare in un paio d'occasioni (come pure Di Natale e Diamanti, entrati al posto di Balotelli e Cassano), ma la lucidità non si compra di certo per strada a Varsavia. Però si comprano ottimi infarti. Così, dopo tanto predominio sterile dei metricubi arretrati, ecco un innocente fallo di mano di Balzaretti trasformarsi in un rigore che Ozil realizza svegliandosi, e riprendendo subito dopo a dormire dall'altro lato.
2a1 a due minuti dalla fine. Niente per un cronometro, una vita per noi che guardiamo. Con Neuer che lascia anche la porta sguarnita e si esibisce in colpi di testa, rinvii e lanci millimetrici tutti finiti nel nulla. Così alla fine, quando nel clamore generale l'arbitro fischia addirittura la fine, noi stupiti ci lasciamo andare a sospiri di sollievo e divertenti lanci di bottiglie di vetro contro dei ragazzi tedeschi nel frattempo impalati.
Abbiamo vinto, e ce lo siamo meritati cazzo! Siamo felici, lo ammetto. Ma il calcio è uno sport, e nello sport si vince e si esulta. Anche se fuori c'è la crisi. Anche se dentro sai che non durerà poi così a lungo. 

(Tifose tedesche sconsolate: al pub avevano finito la doppio malto)

mercoledì 27 giugno 2012

Neuro '12: PORTOGALLO-SPAGNA 2 - 4 (ai rigori)

(semifinali)

PORTOGALLO - SPAGNA 2 - 4 (ai rigori)
ovvero
VIVI E LASCIA TIRARE IN PORTA

Nel mondo esistono due tipi di partite: quelle combattute ma senza reti, e quelle piene di gol ma solo perché le due squadre hanno in difesa dei fustini del dash. E poi ci sono le partite come Portogallo-Spagna, brutte a prescindere, brutte con dolo. Da una parte ci sono i meno forti lusitani che a ragion veduta devono mettere in campo più attenzione che spregiudicatezza, dall'altra parte ci sarebbero i campioni del mondo che porco il demonio comandano la gara come io comando i miei peti, lasciandoli ammutinare in strade deserte o ascensori in via di occupazione. Il risultato è uno schiaffo alla bellezza dello sport, dell'ozio sul divano e delle prese per culo a quelli che guardano il wrestling.
Il motivo è presto detto. Ecco il Portogallo: luccicante nel suo centrocampo in continua ascesa, mirabolante nella sua coppia di ali velocissime, impreziosito dalla struttura arcigna del suo reparto arretrato. Ecco: la squadra di Paulo Bento, appunto, semplicemente non ha mai tirato in porta in tutta la partita. Mai dentro lo specchio delimitato dai pali. Mai addosso a Casillas. Mai addosso alla Carbonero. Mai dove serve che vada la palla. Si può tranquillamente dire che l'uomo più pericoloso del Portogallo sia stato Pepe; anzi, sicuramente lo può dire Xabi Alonso dopo la ginocchiata a timbro postale presa nei reni dal suo compagno di arti marziali nel Real Madrid.
Quindi ecco la Spagna: i titolari di tutti trofei che contano; quelli che fanno calcio, quelli che Piquet con quei piedi potrebbe fare il regista, quelli che giocano senza attaccante perché hanno tanta di quella buona fattura in avanti che prima o poi sicuramente qualcuno farà la giocata sublime che qualcun altro tramuterà in gol facendo sembrare il tutto un gioco da ragazzi, ma sempre dopo aver fatto toccare la palla almeno una volta a tutti gli undici in campo, alla panchina, a quelli che potevano essere convocati, alle vecchie glorie e ad Jaime Felipe Martinez-Bordiù, il nipote di Francisco Franco. Ecco: la squadra di Del Bosque ha centrato per la prima volta il numero uno portoghese ad un minutaggio che le cronache dei pochi coraggiosi svegli dicono attestarsi verso il 65', se non oltre. E fosse solo quello. Sono stati pure capaci di soffrire un avversario che schierava nel fronte offensivo un agente di Tecnocasa travestito da attaccante per l'occasione, e perché dopo c'era una festa in un locale per scambisti di Donetsk.
Noia, noia, noia: un solo coro si è levato al cielo; anche quando "monopiede" Arbeloa ha scheggiato la traversa con un piattone predestinato; anche quando Sua Maestria Iniesta ha cercato l'incrocio con un destro a giro; anche quando Cristiano Ronaldo sibila vicino al palo un sinistro buono solo per gli highlights di Studiosport; anche quando Collovati, dopo un'ammonizione a Sergio Ramos, dice che i difensori spagnoli sono lenti e non tengono il passo di Cierresette e Nani, però poi nel secondo tempo Sergio Ramos riesce a fermarlo e si scopre che non è veloce come Cr7, ma quasi; e pure anche quando Collovati dice che qualsiasi cosa succeda lui l'ha un po' anticipata. Come io posso anticiparvi che sto per andare a capo.
Infatti. Infatti manco nel secondo tempo succede un cazzo. Se non che Hugo Almeida scaglia una bolide verso la porta di Casillas, ma solo per destare i sospetti sul suo utilizzo in campo da parte di Paulo Bento, che intanto si è scoperto essere il sosia di Erdogan Atalay, ovvero Semir, il poliziotto nano di "Squadra speciale Cobra 11". Verso il novantesimo il fuoriclasse delle mie palle CristianoRonaldo avrebbe pure l'opportunità di provare a regalare la finale ai suoi, ma vanifica un buon contropiede con un sinistraccio da atleta poco lucido. Forse avrebbero dovuto fargli contare i passi, povera stella!..
Si arriva ai supplementari con Del Bosque che ha messo tutti tranne quelli che di mestiere fanno i gol; "El nino" Torres addirittura pare stia ancora scontando una multa per aver tirato troppe volte contro l'Irlanda. E' una questione di rispetto, su queste cose di gruppo il ct non transige. Così fa entrare Fabregas, che almeno si vede e si sente; mette Pedro, che si sente; e inserisce pure Jesus Navas, che aveva appena chiuso il suo chiosco di merendine scadute che le ragazzine comprano solo perché lui ha gli occhi azzurri.
Paulo Bento prova a cambiare le carte in tavole con Nelson Oliveira, Custodio e Varela, ma purtroppo neanche i compagni sanno chi siano e in che ruolo giochino. In tutto questo, la Spagna riprende in mano l'idea che le partite si possano anche vincere e prova ad attaccare un po', approfittando della recessione del Portogallo. Ma solo Iniesta impensierisce davvero Rui Patricio, mentre Jesus Navas non sa come si fa, e Pedro quando entra con la palla in area sembra sempre un tipo capitato lì per caso.
Poi i rigori, la mala sorte che si abbatte su Bruno Alves, e il solito ultimo rigore preciso di Fabregas, come con Buffon ai quarti di Euro 2008. Ma le cose sono cambiate: a parità di fortuna, questa Spagna è poco più che una buona squadra di talenti annoiati dalla gloria.

(Ecco Fabio Coentrao che consola l'ascella di Paulo Bento)

lunedì 25 giugno 2012

Neuro '12: di INGHILTERRA-ITALIA, DI CANZONI E DELLA SERA

(quarti di finale)

INGHILTERRA - ITALIA 2 - 4 (dopo i rigori)
ovvero
IL CALCIO E' L'OPPIO DEI POPOLI. ED IO VORREI FUMARE PIRLO.

Recupero le forze, qualche idea nascosta tra un velato sudore e la convinzione di star facendo una cosa inutile, che in tanti hanno già fatto o stanno facendo, e che mi occupa tempo che potrei dedicare alla tesi, o al mio compleanno che è oggi, o alle primarie del Pd, o al porno di Sara Tommasi, o a dormire.
Non c'è nulla che tutto il mondo non abbia già provato a raccontarvi. Nulla, tranne le cose che ho vissuto io ieri in prima persona, ad esempio mentre De Rossi prendeva il palo con un sinistro al volo che di solito è il preambolo a una partita dove va tutto storto, ed io ero fuori a una sorta di "Spizzico" giapponese, e sono entrato a fingere di fare la fila per vedere il replay, intanto che le urla facevano dire ai passanti: "si sarà spenta qualche tv". Si, bella spiegazione.


"LE RAGAZZE CON CUI ESCO HANNO TUTTE UN INCUBO NEL CASSETTO".
Cantano dal palco, eh si perché intanto siamo entrati al concerto. Gente a cui interessa la partita, gente a cui strasbatte dell'Italia, gente che non sa cosa scegliere, e poi noi: un occhio all'orecchio, e uno alla botte, che per l'occasione è un maxischermo. Così facciamo in tempo a vedere, nell'ordine: prima Balotelli che arriva davanti ad Huckleberry Hart, ma si fa rimontare da Terry che non detiene il record sui 110 ostacoli neanche alle Olimpiadi del cortile di casa sua; poi Balotelli che entra in area con una palla a mezza altezza e la tira addosso ad Hart perché sono amici e si divertono così quando sono nudi nella hall del loro bordello di fiducia; quindi Balotelli che, servito da un colpo di testa che non ti aspetti di Antonio Milza Cassano, a due metri dalla porta riesce a non segnare e incazzarsi comunque molto bene con se stesso.


"CI SARA' POSTO PER LA MIA BIOGRAFIA FUORI DAI LIBRI DI PSICHIATRIA".
L'attenzione per il concerto c'è, qualche bestemmia del cantante pure, solo l'Inghilterra c'è un po' meno a quanto pare. A far fare bella figura a questa Italia ce ne vuole, e se è vero che non ci muoviamo bene in campo, loro comunque sembrano il vestito elegante di un defunto. E il defunto è Hodgson, soltanto ancora non lo sa. Il secondo tempo è un'altra frazione di maledizioni, a maggior ragione perché riusciamo a vederlo tutto. Al 5' o 6' minuto, non ricordo di preciso, ecco la scossa che decide la partita, che cambia tutta la serata: mettono l'audio al maxischermo. La voce di Dossena esordisce subito con un "Non dobbiamo scherzare col fuoco" degno dei peggiori discorsi alla nazione di Cossiga. Io mi gratto, Prandelli pure si tocca le parti intime, Barzagli fa lo stesso con quelle di Bonucci, Rooney si gratta il parrucchino ma solo perché gli da' fastidio, Hodgson si gratta il naso per togliersi una caccola del 1995, e in tutto questo De Rossi sguazza come un'ape tra le pozzanghere inglesi e solo a tre metri dalla porta manca il gol svirgolando il sinistro.
Balotelli si offende e dimostra di non essere da meno: ottimo stop, e di nuovo tiro formato scoreggia a far fare bella figura al portiere inglese nipote degli attori di Trainspotting. Ma ecco che sulla ribattuta si avventa come un falco Montolivo in pigiama, che cerca di segnare con uno dei suoi colpi migliori: usando un cuscino.
Niente. Intanto stanchezza e cambi prendono il sopravvento sul gioco e sulle wags, esce Cassano per Diamanti, esce De Rossi per Nocerino, ed esce la mia speranza ed entra Maggio. Poi Rooney ci prova con una rovesciata su sponda di Lungomare Carroll, ma la palla finisce alta.



"SE IO FOSSI BUIO COME IL SOLE MA PERCHE' MAI DOVREI IO ABBEVERARE CON IL MIO SPLENDORE IL VENTRE DIMAGRATO DELLA TERRA".
Iniziano i supplementari , e riprende il concerto. Il cantante avrebbe da ridire: "il calcio è cambiato, non è più quello di vent'anni fa". Si ok sono d'accordo con te, ma neanche i cartoni animati, i professori universitari e le gomme da masticare sono più le stesse, ognuno ha avuto quel che non si meritava. E comunque è tornato il muto, e la maggior parte della gente segue il concerto. Anche Hart, che non si accorge di un tiro cross sbagliato di Diamanti e accompagna la palla fuori mentre la palla non lo caga proprio e va invece sul palo. Perché Hart puzza. Finisce il primo tempo supplementare.


"E' COLPA MIA SE SIAMO DIVENTATI INDIFFERENTI, PIU' POVERI PIU' TRISTI E MENO INTELLIGENTI, PERCHE' NON MI CURO DELLE TUE SPERANZE".
Secondo tempo. Ancora si gioca, e ancora si canta. Nocerino, che già stava segnando un gol strafigo, ne fa uno buono che poi tanto buono non è perché è in fuorigioco. Ok non si capisce più nulla, c'è solo la resa all'ennesimo capitolo Italia-Sfiga ai rigori! In tutto questo il cantante dal palco inizia a tirarci un pacco un po' retorico sulle multinazionali del petrolio. Tutto giusto, ma forse nel momento sbagliato, o quantomeno in quello di minore attenzione? Fatto sta che si svolge lo sguardo ai rigori. E lì è la fine, e poi di nuovo l'inizio.
Balotelli c'è, condito dal solito patema d'animo; Montolivo si caga subito fuori dal pannolino, poi segna Rooney, andiamo sotto; Pirlo allora decide che per essere il più grande devi fare quello che gli altri non fanno, disegna un pallonetto lì dove il portiere potrebbe essere ma non è, e poco dopo Ashley Young si decide a spaccare la traversa, siamo di nuovo pari; gol di Nocerino; continua la guerra degli Ashley, con Cole che si finge Michele Serena e tira una caghetta dove arriva persino Buffon, cazzo siamo in vantaggio!


"AVREI VOLUTO DIRTI TANTE COSE, SOLO CHE LA PIU' IMPORTANTE NON ME LA RICORDO PIU' ".
Diamanti sul dischetto. Cioè adesso so che è Diamanti, ma durante il concerto, senza audio tv, e sommerso tra teste, non potevo capire nulla. Tranne che ad un certo punto la palla entra, e l'Inghilterra calcisticamente e fondamentalmente suca. Sono abbracciato agli sconosciuti d'ordinanza, che non mi permettono di raggiungere i miei amici. Illusi e contenti, abbiamo guardato sempre dall'altra parte, e continueremo a farlo quando ne varrà la pena. In fondo l'Italia ha vinto, nonostante Maggio.



(In questa foto la tipica sobrietà della democrazia)

domenica 24 giugno 2012

Neuro '12: SPAGNA-FRANCIA 2 - 0

(quarti di finale)

SPAGNA - FRANCIA 2 - 0
ovvero
NON C'ERO, E SE C'ERO NON MARCAVO, E SE NON MARCAVO BEVEVO

Non perdiamoci in chiacchiere, questa partita del cazzo me la son persa ieri sera, così l'ho vista stamattina, poco fa anzi, in replica, pur di scriverci qualcosa. Ma non c'è davvero nulla da dire.
La Spagna ha vinto perché è una squadra di calcio forte che ha giocato contro una riunione di condominio, la Francia. A parte la sensazione di mediocrità che pervade i francesi, è la loro indole disorganizzata e casuale che mette al riparo gli avversari da qualsiasi possibilità di subire. Ed io ne avevo pure parlato bene dopo la vittoria con l'Ucraina, demente me!
Ecco tutto. Xabi Alonso fa prima un gol di testa alla Bettega su assist di Jordi Alba "Parietti", imbeccato da un bacio con la lingua di Iniesta che gli mette una palla filtrante che solo a vederla mamma mia quanto sono scarsi Malouda, Thiago Motta e  Morfeo! Poi un film muto fatto di falli, spintoni, sguardi asessuati dei transalpini e Xavi che sparge vasellina sotto forma di coiti interrotti solo da contraccettivi d'emergenza come il portere Lloris.
Quindi rigore di Xabi Alonso, doppietta e vaffanculo. E allora forza Italia! Ma solo perché l'Inghilterra non ha un nero simpatico come SuperMario Balotelli.


(Ribery diventa Hulk)

venerdì 22 giugno 2012

Neuro '12: GERMANIA-GRECIA 4 - 2

(quarti di finale)

GERMANIA - GRECIA 4 - 2
ovvero
IL CUORE E' QUELLA COSA CHE SERVE QUANDO HAI UN PORTIERE SCARSO

Sembrerà strano, a voi, alla prima pagina di Repubblica e a Paola Ferrari, eppure è stata solo una partita di calcio. Peraltro bella, fondamentalmente perché la Germania gioca bene a calcio, e fa giocare bene anche gli avversari, pure se questi sono chiusi a doppia mandata davanti alla loro area di rigore. Tutto abbastanza facile, solo un pochino meno di quanto dice il risultato visto che, nonostante le sedicimila palle gol create, dopo un'ora di gioco il risultato era di perfetta e miracolosa parità.
Nella Germania mister "pocaspocchia" Loew lascia riposare Muller, Gomez e Podolski. Non che li sostituisca con Lazzari, Thiago Ribeiro e Valtolina, però il tutto desta un po' di scalpore iniziale. Della durata di circa otto secondi, visto che si capisce subito che non sarà una grande serata per Gennaro Sifakis. Il numero uno greco mostra infatti una scarsa attitudine con la palla tra le mani, cosa che per un portiere non è proprio il massimo diciamo. E' vero che iniziano ad arrivargli tiri da tutte le parti, e lui in qualche modo si oppone, ma quando prova a bloccare una palla è diarrea per tutta Atene e dintorni, e su una respinta sciocca arriva ad esempio un gol annullato a Schweinsteiger per fuorigioco.
Insomma i vice campioni d'Europa in carica fanno la partita e mostrano di poter segnare da un momento all'altro, soprattutto con il gran da farsi dell'ex stellina del Borussia Monchengladbach Marco Reus, di Ozil e di Schurrle. Tutti e tre però un po' troppo imprecisi. Dall'altra parte, in assenza di capitan Karagounis, tutto ruota attorno a pochi uomini chiave: come Katsouranis che fa il centrocampista e il difensore e l'allenatore in campo, i due centrali difensivi Papastathopoulos e Papadopoulos che tentano di salvare il salvabile, Salpingidis che viene riportato come attaccante ma in realtà fa il traghetto tra la Polonia e l'Ucraina, e Samaras che si sbatte come un polipo sullo scoglio per tornare a centrocampo e far credere nello stesso tempo ai difensori tedeschi che ci sia qualcuno da marcare dalle parti loro.
In questo miscuglio di sentimenti, speranze e sforzi che collimano con la dura presa di coscienza che quelli che hai di fronte sono un sacco più forti di te, ecco il vantaggio dei teutonici con capitan Lahm, che elude in tutta tranquillità la copertura di quel piccolo fiammiferaio travestito da ragazzino di talento che è Ninnis (per lui un futuro al Parma, per il Parma un futuro mediocre), converge verso il centro e fa partire un destro di collo pieno, aiutato da un buon rimbalzo del pallone, che dimostra a chi ancora non l'avesse capito che Sifakis non ha proprio le mani.
La ripresa inizia con Ninnis a godersi le immeritate vacanze e Gekas dentro a fare il centravanti nano apriscatole e portafortuna. Ad un certo punto, nell'estasi comunitaria, Forrest Salpingidis corre sulla destra e mette dentro un cross perfetto che Samaras, in anticipo su Adolfo "sonomenotruzzodimiofratello" Boateng, trasforma in gol nonostante l'opposizione del comandante Neuer. Cazzo, ma è l'1a1!. Le telecamere non inquadrano Angela Lansbury, in arte Merkel, che minaccia Platini di farsi chiavare qualora la sua nazionale non passi il turno.
Non si fa in tempo a ricominciare che Khedira s'inventa un destro al volo che non gli appartiene e che non si farebbe prendere neanche da un portiere normale, figuriamoci Sifakis. Il quale poi, per confermare il gran male che non si dice di lui, va a raccogliere le stelle su una punizione dalla destra di Ozil, che Klose manda di testa in porta solo perché in porta non c'è nessuno. Subito arriva anche il 4a1 sugli sviluppi di un'azione che porta Reus a bucare la porta greca.
A poco dalla fine Boateng decide di chiudere in gloria la sua serata da incidente di percorso e si ammutina su un cross anonimo dalla sinistra, trasformandolo in un rigore che Salpingidis meritatamente realizza.
Germania e Grecia vanno dove è giusto che vadano, a parte Sifakis. Piuttosto, visto che in Rai ci sono poche cose di cui potersi vantare, complimenti a Bizzotto per la sua normalità!


(Ecco che Muller recupera subito la palla dopo un gol per aiutare la Grecia)

Neuro '12: REP. CECA-PORTOGALLO 0 - 1

(quarti di finale)

REPUBBLICA CECA - PORTOGALLO 0 - 1
ovvero
TRAVASO DI BILEK

Inizia la fase a scontro diretto, e non cambia un cazzo, o quasi. Perché, anche se la Repubblica Ceca è tutto sommato una squadra ben messa in campo e il Portogallo ha in più pure qualche campione, alla fine per vedere momenti di buon calcio in una partita in quest'Europeo bisogna comunque aspettare fasi di gioco casuali, o quando Collovati tace.
Vabbè veniamo alla gara. Che poi succede quello che tutti non ci aspettiamo, ossia che i cechi, nonostante l'assenza di "Trappoladicristallo" Rosicky, tengono bene il campo: Jiracek macina i suoi solito 816 kilometri, Limbersky sulla sinistra ricorda a Nani che il figo lo può andare a fare solo contro i terzini dell'Olanda, Pilar è un nano ma regala vivacità, e il giovane Vladimir Darida mostra spunti interessanti, prima di soggiogare sotto il peso di un divario tecnico enorme e della maggiore attitudine alle gare importanti dei lusitani.
La squadra di Paulo Bento ha equilibri importanti: la difesa difende, il centrocampo media e l'attacco...beh si l'attacco è un po' il motivo dell'incognita perpetua portoghese. Perché se è vero che le fasce con Cristiano Ronaldo e Nani sono ben occupate e danno preoccupazioni continue, lo stesso non si può dire del centro del reparto avanzato, con Postiga che si muove molto ma avrebbe bisogno di un tom-tom per ritrovarsi ogni tanto davanti alla porta a tirare.
Dopo un mezzo pericolo per Rui Patricio, la partita fondamentalmente è tutta portoghese. Ci prova sopratutto Cr7, che si vede avere dentro il fuoco di vincere e primeggiare. Così prima prova una rovesciata tutta storta, poi colpisce il palo dopo una bella giocata ad eludere il suo marcatore (esiste una parola più sana di "diretto controllore", capito Fulvio!). Una giocata che però avrò visto fare millecinquecento volte a Roberto Mancini con la maglia della Samp, per dire; quindi, se parlo di spropositata sopravvalutazione dei big di oggi, so cosa dico.
La partita prosegue segnata, nonostante da dentro l'area Raul Meireles e Miguel Veloso sparino alto sopra l'infinito ed oltre un paio di tentativi potenzialmente pericolosi. Poi ci si mette Nani a farsi contrastare appena arrivato tutto solo davanti al guardiano ceco del Chelsea. Poi è il palo ad accompagnare sul fondo una delle poche punizioni del n. 7 del Real entrate nello specchio della porta difesa da Cech. Poi ci si mette lo stesso portierone a ricordarsi chi è, alzando sulla traversa un gran tiro di Moutinho.
Quindi finalmente è lo stesso ottimo centrocampista a sgusciare sul fondo e a mettere a centro area uno di quei bei cross tesi che tanto piacciono agli attaccanti. Ma appunto, non avendo attaccanti il Portogallo (con Postiga che intanto è stato sostituito da quell'altro centravanti programmatico di Hugo Almeida), ecco che tocca a Cristiano "primopianoperenne" Ronaldo partire dalla sinistra, bruciare sul tempo il buon Gebre Selassie e colpire in tuffo la palla facendola sbattere a terra davanti a Cech quel tanto che basta per scavalcarlo e regalare la semifinale ai portoghesi.
Così, tutto d'un fiato. Con buona pace di Bilek che deve ringraziare il buon fato per aver avuto un girone così tanto scarso da permettergli di giocarsi la finale senza avere in squadra nulla che potesse far pensare al gol.

(Commovente dichiarazione d'amore di Cr7 alla sua amata: una Sony del 2012 con zoom intelligente e stabilizzatore ottico integrato)

mercoledì 20 giugno 2012

Neuro '12: SVEZIA-FRANCIA e INGHILTERRA-UCRAINA

(ultima giornata girone D)

SVEZIA - FRANCIA 2 - 0
INGHILTERRA - UCRAINA 1 - 0
ovvero
E' IMPORTANTE USCIRE DAL CAMPO A TESTA ALTA, TRANNE SE SEI L'ARBITRO DI PORTA

Non scriverò molto, perché se dovessi fare una classifica delle serate più noiose dall'inizio del torneo, quella di ieri sarebbe sicuramente una delle prime, se non proprio la capolista.
La Francia è vero non aveva granché da chiedere, a qualificazione praticamente certa, ma ha fatto di tutto e di più per meritarsi il secondo posto nel girone, nonché l'appellativo di squadra che si crede un po' sto cazzo. Dall'altra parte invece l'Ucraina ce l'ha messa tutta per far fuori l'Inghilterra, ma nonostante gli inglesi fossero molto più perforabili del blasone che portano dietro, i padroni di casa non ce l'hanno proprio fatta ad impensierire quel verbo coniugato male di Hart.
Primi tempi di una noia mortale su entrambi i canali. A Donetsk gli ucraini partono forte, poi si ricordano che Shevchenko è in panca mezzo infortunato, e capiscono subito che per loro non vi sarà alcuna speranza. Yarmolenko e Konoplyanka sulle fasce si danno da fare, ma fingere di arrivare sul fondo per poi accentrarsi e smaltire la furia d'attacco proprio lì dove l'Inghilterra ha schierato gran parte dei suoi convocati, beh non si dimostra un'idea vincente. Sulle tre quarti c'è Milevskiy che raccoglie l'eredità del più anonimo dei Mendieta, mentre là davanti Devic gioca solo perché ha pagato il campo.
La squadra di Noiamortale Hodgson si limita a respingere le sortite avversarie con il frontone di Lescott e il dinamismo di Cole, oltre a mostrare a tutti, attraverso Rooney, cosa non si deve fare con la propria cute dopo che si è bevuto un intero pub. A impostare qualcosina ci pensa Gerrard che conserva quel pudore tipico dei mediani, come Garmash e Tymoschuk dall'altra parte, che vorrebbero fare tutto, difendere e segnare. Ma purtroppo non è possibile. Rooney sbaglia di testa tutto solo, l'Ucraina non tira mai.
Intanto Francia e Svezia si interrogano sul buco dell'ozono e sulla somiglianza (purtroppo per loro solo fisica) di Alou Diarra con Patrick Viera. Si vedono Ribery e Toivonen, ma niente da scrivere. Ben Arfa si sveglia col doppio fischio dell'arbitro.
Secondo tempo. Gerrard dalla fascia destra, dopo un dribbling, mette dentro un cross anonimo che un liscio di Selin e una schifezza di Pyatov fanno diventare un assist al bacio per Rooney. Porta vuota, colpo di ciuffo finto e gol. Cambio canale, è finita.
E poi a Kiev c'è che Ibrahimovic si è inventato un gol della madonnasanta, con una mezza rovesciata che fa uscire i punti neri a Mexes. Gli svedesi esultano, sono ultimi ma con stile. Beati loro. Intanto a Donetsk entra Sheva, e l'Ucraina il gol lo farebbe pure: il tiro (naturalmente sbagliato) di Devic colpisce Hart e fa alzare la palla fino a sotto la traversa, quando interviene troppo tardi la gamba di Terry che con una rovesciata spazza il pallone e l'Ucraina via dall'Europeo. Ma il giudice di porta ha l'allergia. O almeno così pare, visto che non vede la rete. Platini, potevi metterci un piano bar dietro le porte a sto punto.
Nel frattempo la Francia prende anche il secondo gol, ma ormai non interessa più a nessuno (non che prima..), perché ciò che conta è che l'Inghilterra affronterà l'Italia in una partita che si presume condita di noia e calci.

(La simpatica esultanza del parrucchino di Rooney)

martedì 19 giugno 2012

Neuro '12: ITALIA-IRLANDA E QUELL'ALTRA PARTITA CHE NESSUNO HA VISTO

(ultima giornata girone C)

ITALIA - IRLANDA 2 - 0
CROAZIA - SPAGNA 0 - 1
ovvero
SQUADRA CHE ANNOIA NON SI CAMBIA

Veniamo subito al dunque, senza troppi giri di parole: abbiamo passato il turno, ma quanto facciamo schifo? L'Irlanda sarebbe uscita certamente in maniera onorevole dall'Europeo, a prescindere dal risultato, ma solo con l'Italia ha potuto simulare un assedio all'area avversaria, roba che non gli succede neanche nelle partite attacco contro difesa in allenamento; e queste cose, prima che al risultato, fanno male all'autostima. Insomma arriviamo ai quarti e lasciamo l'orgoglio a maturare ancora un po' nel forno.
Dall'altra parte gli spagnoli fanno poco meno del loro dovere battendo la meno forte ma rompiballe Croazia (ok non ho visto la partita, so che ha vinto 1a0 la Spagna e tanto basta per farci vergognare ancora un po' di più di tutti i pianti e le mani gettate avanti per non cadere di faccia a terra, fatte dopo il pareggio con i croati).
Prandelli torna alla difesa a 4: Barzagli viene preferito a Bonucci accanto a Chiellini; sulla destra c'è Abate al posto di Cristian "corromanonsodovecazzoandare" Maggio, mentre come terzino sinistro invece di Giaccherini gioca addirittura un terzino sinistro, Balzaretti, che pare sulla schiena al posto del suo nome abbia fatto mettere la scritta "perché io valgo". A centrocampo De Rossi torna vicino a Pirlo, Thiago Motta va sulla trequarti a rinverdire i fasti dei peggiori Ortega e O'Neill, dietro la coppia d'attaccanti Di Natale-Cassano.
Che mi verrebbe da vomitare a scrivere attaccante vicino al nome Cassano, eppure, dopo un inizio scandaloso dei nostri che si barcamenano tra noia e schifo, con Given che pur di non addormentarsi sbaglia apposta 3 volte il pin del suo cellulare per farsi bloccare la scheda, e come unica occasione un'involata di Di Natale che supera il portiere e dalla linea di fondo rischia di segnare in gol favoloso, ecco alla mezzora proprio Cassano che sbuca da un calcio d'angolo e colpisce la palla quel tanto che basta per farla schizzare su otto sponde e farla entrare in porta di ben 20 centimetri. E' gol, netto. Ma si capisce trenta secondi dopo: cazzo manco lo sfizio di farci esultare per bene!
Secondo tempo in cui non succede quasi un cazzo: un paio di occasioni per i nostri attaccanti, con il barese del Milan molto meglio da rifinitore (ma non ditelo a Prandelli, potrebbe vomitare), e il palermitano Balzaretti autore di una prova che rasenta la decenza tanto da confermarlo come uno dei migliori in campo. Insieme a Marchisio, che deve correre pure per Thiago Motta, il quale solo per il passaporto brasiliano è autorizzato a giocare in qualsiasi ruolo. Anche se lo fa male. Licenza politica.
Ad un certo momento segna la Spagna, la qualificazione per gli azzurri è sempre più vicina, e sulle ali dell'entusiasmo i nostri si fanno schiacciare dall'Irlanda e non escono più dalla metà campo. Anche se di parate effettive (a parte un'uscita alla cazzo di cane, giusto per ricordarsi come mai sui cross resta sempre inchiodato sulla linea di porta) Buffon ne fa soltanto una, perché i verdi sono scarsi forte. Allora Prandelli pensa giustamente di alzare il baricentro della squadra: così toglie una punta e mette dentro un centrocampista. Aiutatemi a capire, vi prego.
Comunque entra "Ilvo" Diamanti per Cassano, prima che Balotelli vada a sostituire Di Natale. L'Irlanda, ora pure in dieci, decide che s'è rotta il cazzo e smette di giocare. Forse le abbiamo fatto abbastanza pena. E approfittando del sonnellino degli irlandesi del Trap, ecco proprio SuperMario che riceve da un corner, si coordina spalle alla porta appoggiandosi al burroso John O'shea, e fa partire un bolide di destro che trafigge Given.
E' il 2a0, gara miracolosamente chiusa. Si aspetta allora solo la vittoria della Spagna, che arriva puntuale a garantirci un posto ai quarti. Contro Francia o Inghilterra. "E' un'Italia che fa innamorare", dice Prandelli. Se evitasse di farmi venir voglia di cambiare canale, per me sarebbe già tanto.

(Ecco la forte Italia di Prandelli, con de Rossi, battere l'Irlanda anche a Twister)

lunedì 18 giugno 2012

Neuro '12: DANIMARCA-GERMANIA e PORTOGALLO-OLANDA

(ultima giornata girone B)

DANIMARCA - GERMANIA 1 - 2
PORTOGALLO - OLANDA 2 - 1
ovvero
L'OLANDA E' UN APOSTROFO SBAGLIATO TRA LE PAROLE VAN MARWIJK

Esulta la Germania, salta il Portogallo, si rammarica la Danimarca, vomita l'Olanda. Il girone B mostra i primi verdetti quasi "scontati", nel senso che tutti si sarebbero aspettati una conferma della capolista Germania e un saluto caloroso alle teste di cuoio arancioni, mentre danesi e portoghesi si sarebbero contesi il secondo posto nel girone.
Invece i bianchi di mister Loew hanno faticato un bel po' per avere ragione dei vichinghi rossi con il terzino nero, e ad un certo punto avrebbero potuto persino essere fuori  se avessero preso gol in concomitanza del vantaggio portoghese contro l'Olanda. Ma andiamo con ordine, se l'ordine vuole.
Pronti via e c'è l'1a0 tedesco: cross rasoterra di Nicola Berti in arte Muller, Gomez che non ha proprio dei piedi sopraffini la liscia, così la palla arriva a Podolski che fa il suo 44esimo gol in nazionale, la maggior parte dei quali inutili. Nel frattempo a Kharkiv, patria del melograno e dei teli da mare (ok sto inventando ma è tutto sotto controllo), l'Olanda era passata inaspettatamente in vantaggio con un bel sinistro a giro di quel talentino ormai andato che è Rafael Van der Vaart, arretrato da Van Marwijk in mediana al posto di Angelo Van Bommel, che tanto sta con la figlia del ct quindi non si offende. A questo punto basterebbe solo un altro gol agli arancioni per qualificarsi, ma si sa, la semplicità annoia se vivi in un paese in cui è più illegale farsi uno spinello che fumare hashish.
Infatti gli orange smettono improvvisamente di giocare, come se la qualificazione fosse un finto lancio del bouquet con la sposa che poi lo regala comunque a chi cazzo vuole lei, e sale in cattedra Cristiano Ronaldo, che per sua fortuna capisce che per essere il più forte devi anche dimostrarlo. Così spinge sull'acceleratore, è reattivo, prende un palo, impegna il portiere di testa saltando come il laziale Riedle ai bei tempi, e quindi sfrutta un delizioso assist del nuovo esterno del Valencia Joao Pereira per fare finalmente un cazzo di gol.
Però nel contempo ha pareggiato pure la Danimarca, perché, su corner di nonsochinilsen, il gigante fesso Bendtner fa sponda per il bomber a forma di decoder del digitale terrestre, Khron-Dehli, che sigla l'1a1. Qui inizio a pensare che forse la Germania potrebbe pure perdere, se quelle altre due pareggiano, e magari alla fine se la prende nel culo perché la Danimarca la supera pure in classifica. Ma grazie a dio non scommetto, e se il mediano-terzino-faccio male un po' di tutto Jakob Poulsen si divora il raddoppio ben servito dal solito Bendtner, da quest'altra parte l'Olanda cerca di non sudare troppo perché evidentemente mamma s'arrabbia.
Soprattutto il centrocampo pare non esserci, e forse non c'è davvero visto che Van Marwijk ha messo sedici attaccanti. Poi in difesa Mathijsen non è proprio un mostro di velocità, Van der Wiel non è un mostro di concentrazione, e Willems non è e basta. Così dopo l'ennesimo pallone recuperato dai portoghesi con Pepe e il bravo Moutinho, Nani si invola su una fascia deserta e offre a CR7 il più facile dei gol, che lui ricama con un inutile ma bel dribbiling, prima che D'amico mi faccia andare di traverso la cena urlando: "Commovente! Un grandissimo gol!...". Ciao Olanda, smetti di tirartela come una fighetta e torna a divertirci.
Si torna dall'altra parte dove la Germania mette tutto in regola abbassando la saracinesca dell'Europeo ai danesi con un gol di Lars Bender, il giovanotto con un gemello che gioca nel Borussia Dortmund e un altro che recita in "Futurama". Ciao Danimarca, nazionalizzati un centrocampista decente.


(Ecco il terzino danese Simon Poulsen, eliminato dalla competizione, che si ricorda di essere disoccupato)

domenica 17 giugno 2012

Neuro '12: REP.CECA - POLONIA e GRECIA - RUSSIA

(ultima giornata girone A)

REP. CECA - POLONIA 1 - 0
GRECIA - RUSSIA 1 - 0
ovvero
SE LA LISCI TI CANCELLO. DALL'EUROPEO

Non si fa così però dai, non si fa, no no! Dare ai tifosi l'idea di avere la qualificazione in pugno da prima dell'inizio del torneo, far credere a più o meno tutti i commentatori che forse una vera outsider per la vittoria finale adesso c'è, instillare nel pubblico quella piacevole sensazione di possibile sorpresa e piacevole realtà di bel calcio...e poi farsi eliminare così, come un Belgio qualsiasi, come un punto nero che non piace alla tua tipa, come dei baffi che spariscono da un'ora all'altra perché a qualcuno ricordi un brigatista veneto degli anni '70. Brutta storia quella della Russia, davvero una brutta storia.
Meno brutta quella della Polonia, che in maniera molto onorevole si è fatta da parte, dando un senso alla sua debacle con la sconfitta di Breslavia contro la Repubblica Ceca. Tutto un po' più scontato: chi si aspettava un moto d'orgoglio dai calciatori polacchi, non li ha mai visti giocare.
Ma andiamo con ordine. La Russa inizia bene contro la Grecia, anche se Katsouranis spunta all'improvviso davanti alla porta russa e ci prova con una zampata che finisce però sul numero uno russo. Zhirkov sulla fascia sinistra fa lo Zambrotta del 2006: sessanta metri palla al piede, poi quasi sul fondo mette un invitante cross rasoterra che purtroppo non trova pronti al gol neanche l'uomo invisibile e i suoi amici. Però i figliocci di Putin paiono padroni del campo, oltre che del suolo, e i vari Kerzakhov, Dzagoev e Arshavin danno l'idea che la partita potrebbe sbloccarsi da un momento all'altro.
Infatti segna la Grecia: lo stambecco del Cska Mosca, Sergei Ignashevich, sale a colpire di testa come se avesse lo stesso tic di Stefano D'orazio quando suonava la batteria sulle note di "Uomini soli"; in pratica la palla non la prende proprio, permettendo così all'elfo Karagounis di involarsi solo ed eccitato verso la porta di Malafeev, e trafiggerlo con un diagonale tutto carica e vaffanculo.
Finiscono i primi tempi, cambia tutto. O quasi niente. La Russia è ancora prima e qualificata, la Grecia sale a pari punti con la Cechia, ma ha perso lo scontro diretto e quindi  non sarebbe qualificata. Fino a quando a metà ripresa quel capellone dispettoso e rompicoglioni di Jiracek non decide di mettere in cassaforte il passaggio dei suoi ai quarti: ripartenza del mastino Hubschman, palla a Baros che attende l'arrivo di Jiracek, il motoperpetuo entra in area, supera facilmente un divano polacco di nome Wasilewski e piazza il destro che vale il primo posto nel girone.
La Polonia infatti abdica lì, definitivamente, e la Russia dall'altra parte mette dentro tutti gli attaccanti che ha, ma non riesce a tirare mai in porta, se non con Denisov che pare l'unico a cogliere l'importanza della struttura con i legni e la rete. Anzi è la Grecia a rischiare il raddoppio con una punizione perfetta dell'illustre sconosciuto Georgios Tsavellas, proveniente dalle fila del Monaco, serie B francese.
Samaras corre come un dannato pur non azzeccando un controllo o quasi, dalla panca capitan Karagounis sembra stia preparando un colpo di Stato, Advocaat ha la faccia di uno che si è cagato addosso ma simula serenità (ho riconosciuto la smorfia..), e Dzagoev si ricorda che vale tirare in porta ma di testa sfiora soltanto il palo e lascia ai greci la ribalta, tutta meritata.
Perché chi vince merita sempre, soprattutto se è più scarso di te.

(Immagine profetica del ct russo Advocaat, che sembra pensare prima della gara: "Il cielo ha una strana forma di culo. Speriamo non piova.")

sabato 16 giugno 2012

Neuro '12: SVEZIA - INGHILTERRA 2 - 3


SVEZIA - INGHILTERRA 2 - 3
ovvero
SAPETE COSA PIACE A NOI SVEDESI: FARCI RIMONTARE

Uscire dagli Europei pur avendo giocato sempre con le magliette perfettamente stirate: ecco il grande rammarico della Svezia, che perde con i leoni di Gran Bretagna e saluta con una giornata d'anticipo il torneo, con grande tristezza di Ibrahimovic che ha pianto per tutto il tragitto dalla linea di bordo campo alle panchine.
Io la partita non l'ho vista bene, ma l'ho ben immaginata con l'aiuto degli ailaiz. Allora succede che nel primo tempo succede poco, qualche tiro nullo di Ibra, qualche rutto di Rooney dalla tribuna, Elmander che va a tagliarsi i capelli, Terry che si scopa di nuovo la moglie di Cole, e il gigante Carroll che sale in cielo approfittando della reattività in cancrena di Granqvist segnando di testa il vantaggio inglese.
La ripresa è nella frase "tutto e il contrario di tutto", tradotta dall'inglese allo svedese e dallo svedese riportata poi all'inglese. Si comincia con Ibra che tira male una punizione, prende allora la ribattuta e fa una bicicletta che esce peggio della punizione, ma finisce sulle gambe di Mellberg che non si fa pregare ma si fa parare il tiro da Hart (una cover dei Nine Inch Nails), la palla però tocca Johnson ed insieme a lui finisce in porta. Un pareggio artificioso come un iter burocratico in Italia.
Non so quanto tempo passa, ma su una punizione dalla trequarti di non so chi ecco di nuovo, a miracol divino mostrare, il simpatico Mellberg catapultarsi tra i fori imperiali londinesi e segnare di testa il vantaggio. Ma non c'è il tempo di dire cornuto all'asino, che da un calcio d'angolo ribattuto da un peto arriva il pareggio inglese a firma di un tiro di Walcott deviato da non si capisce bene cosa, con Isaksson comunque spiazzato più per momentanea mancanza di dinamismo nel sangue che per altro.
La Svezia si sceta di nuovo e va vicina al vantaggio, ma Kallstrom non vede la porta neanche al cinema in 3D, e Ibra non può pensare di segnare soltanto tirando da casa sua. Così Walcott imita la migliore versione di se stesso, sguscia tra i paletti dello sci scandinavi e serve a Wellbeck una palla che il ragazzone del Manchester United trasforma in gol con un fantastico colpo di tacco. Fino a prova contraria, la rete più bella del campionato.
La neve svedese si scioglie, Gerrard e compagni vanno avanti, e Hodgson salva la sua brutta faccia da ubriacone di osteria, almeno fino alla gara con l'Ucraina.

(Ecco Ibra che vorrebbe guardare in faccia Lescott, ma non riesce a trovare gli occhi.)

venerdì 15 giugno 2012

Neuro '12: UCRAINA - FRANCIA 0 - 2


UCRAINA - FRANCIA 0 - 2
ovvero
SOLO QUELLI DEL REAL NON SEGNANO

C'è stato un tempo in cui la Francia era una squadra noiosa e senz'anima, come una spugna secca, come un dado per il brodo andato a male. Quei tempi paiono essere ormai lontani, forse come è lontano Domenech, chissà.
Ieri i blues hanno dato prova di cazzutaggine nella sfida contro l'ostica Ucraina padrona di casa, nella vasca dello stadio di Donetsk, sommerso dalla pioggia. Ma non siamo in Italia, e la partita è rimandata semplicemente a un'ora dopo.
Inizio puntuale alle 19, e inizio puntuale dei galletti che macinano azioni su azioni grazie soprattutto alla vivacità dei suoi uomini d'attacco. Ad esempio Menez già nel primo tempo ne potrebbe segnare tre: una volta lo fa, ma gli viene annullato giustamente; quindi spara mediocremente sul bravo Pyatov un buon assist di Ribery intervallato da Karim "oguardacomesonofigo" Benzema; poi alza sopra la traversa un destro che gradirebbe miglior sorte. Nel mentre anche un altro ex romanista, Filippo Mexes, va vicinissimo al gol con un colpo di testa che il numero ucraino toglie dalla porta con la malvagità di un bidello.
Si va al secondo tempo che tu pensi: vabbè è chiaro, adesso toglie Menez. Se è giusto il modus prandelliano di umiliare ogni volta Balotelli perché non è abbastanza cattivo, anche se magari non stiamo giocando poi così male. Invece Blanc sa che chi è bravo e bravo, conserva in campo l'ex testa calda romanista, gli fa sprecare un'altra occasione davanti al guardasigilli ucraino, e finalmente ecco che arriva il meritato vantaggio francese a opera proprio di Menez, che finisce un'azione rifinita dal solito duo Ribery-Benzema.
Pochi secondi ed ecco che il mio secondo pupillo del torneo, il mediano del Newcastle Yohan Cabaye, si incunea a raccogliere un nuovo invito del pierre Karim "omavedichestrafigochesono" Benzema, e di sinistro trova l'angolino basso facendo passare la palla tra le gambe di una tavola di legno di nome Gusev. Ancora Cabaye poi potrebbe triplicare, ma la sua bella staffilata di controbalzo, di quelle che la palla salta così perfetta che non sei tu che decidi di tirare ma è lei che ti si vuol concedere, si stampa contro il palo alla sinistra di Pyatov.
Partita finita, nonostante il buon sangue dell'Ucraina, che già nel primo tempo e a inizio ripresa era andata vicino al gol con il riabilitato Shevchenko, stavolta però meno fortunato. Il divario tecnico coi francesi è però imbarazzante, e Yarmolenko e Konoplyanka potrebbero essere due ottimi ciclisti da cronometro, e nessuno noterebbe la differenza.
Ah, quasi mi dimenticavo: la Francia vince l'Europeo.

(Romantica passeggiata sotto la pioggia per Voronin e l'arbitro Kuipers: immagine che fa bene al calcio e alla prossima cazzata di Cecchi Paone)

giovedì 14 giugno 2012

Neuro '12: SPAGNA - IRLANDA 4 - 0


SPAGNA - IRLANDA 4 - 0
ovvero
LA FACCIA VERDE DELL'ELIMINAZIONE

La partita l'ho vista, ma non ho avuto tempo di scrivere niente. Eliminati dal torneo Trapattoni e la birra.

Neuro '12: ITALIA - CROAZIA 1 - 1


ITALIA - CROAZIA 1 - 1
ovvero
PRANDELLI ORA DEVE PAGARE L'IMU SU CASSANO

Non è mai solo la sostanza, ma anche la forma, perché alla fine della giostra la forma è pure sostanza. Quindi non è tanto grave l'aver pareggiato con il rischio serio ora di non qualificarsi ai quarti di finale, quanto piuttosto il fatto che sia un ancestrale senso di impotenza a governare ogni volta le sorti di questa triste nazionale. Prandelli dice: "Siamo vivi!", e mi verrebbe da chiedere un'autopsia di controparte, se non l'avessi vista la partita contro la Croazia, e non sapessi che le intenzioni buone c'erano pure. Ma niente, in Italia il divario che passa tra buone intenzioni e risultati è lastricato di pareggi.
Ma prima di tutto una breve introduzione scientifica. Il nostro attacco titolare è formato da Cassano e Balotelli: il primo, già non proprio un goleador, quest'anno ha avuto pure un brutto malanno al cuore e ha finito la stagione con 3 gol; il secondo invece ha vinto la Premier League segnando 13 reti; la somma dice 16. Benissimo. Sulla nostra panchina invece: Totò Di Natale ha chiuso la serie A con 23 gol, Giovinco con 16 e Fabio Borini (al suo esordio) con 9 reti. Qualcosa non torna, e non è Giaccherini.
L'Italia è entrata bene in campo, ognuno pareva fare il proprio con dovizia di particolari e abnegazione. Balotelli tira, Maggio supera un paio di volte la metà campo, Giaccherini fa un cross, Cassano vede come è fatta anche l'altra fascia di campo: sembra proprio una partita speciale. Il barese a un certo minuto si produce addirittura in un dribbling (il difensore superato, Schildenfeld, è stato ricoverato d'urgenza all'ospedale di Poznan per evidente stato comatoso).
La Croazia quasi non c'è, Marchisio si divora due volte il gol facendo fare bellissima figura a Pletikosa, Bilic dice ai suoi di stare calmi, Prandelli (che è per il fair-play e l'educazione) dice pure lui ai suoi di stare calmi. A fine primo tempo il gioiello di Pirlo su punizione pare la doverosa e necessaria certificazione burocratica di un predominio cercato.
Poi nel secondo tempo scende in campo l'Italia, la nostra Italia. Che non soffre neanche tanto in fin dei conti, ma fa una cosa ben più importante: fa capire ai croati che devono insistere, perché stazionando di continuo nella nostra metà campo (come faranno) prima o poi il pareggio è quasi certo che lo trovano. Così quelli a scacchi biancorossi iniziano a sfornare cross, approfittando del fatto che Giaccherini sulla sinistra non è un terzino di ruolo, e che Maggio sulla destra non è.
Nel frattempo Thiago Motta, già rallentato di suo e appesantito poi dal lavoro di rizollatura della sua testa e da una botta presa dietro la nuca, si fa ammonire e convince Prandelli a sostituirlo con "occhi di gatto" Ricky Montolivo. Il mister poi decide che Balotelli ha finito il suo tempo: serve qualcuno che sappia lavorare sui lanci lunghi, che sappia combattere coi marcantoni croati, che sappia resistere anche se isolato là davanti, uno che per marcarlo ce ne vogliono almeno due per quanto è tosto. Dentro allora Di Natale.
Mi cadono i peli delle ascelle. Non per l'ingresso di Totò, è chiaro, ma perché resta in campo un Cassano a forma di gommone che si spinge lentamente verso il bordo del campo. "Ma così rischiamo di schiacciarci?". Bum. Cross di Strinic, Chiellini salta con tempismo perfetto soltanto purtroppo sei metri avanti e liscia quindi la palla, Buffon non si schioda dalla porta neanche se vede qualcuno che gli svaligia la tabaccheria, Mariolino Mandzukic stoppa neanche benissimo la palla ma riesce comunque a metterla dove è stabilito che faccia.
L'ultima frazione di gara è uno sfoggio di tristezza mista a quell'esaurimento tipico dello studente che ha passato la seconda ora di compito a fare per bene la terza domanda, ma poi al momento della consegna si accorge che quinta, sesta e settima sono ancora lì, intonse. L'Italia cerca di scrivere qualcosa, ma sono azioni senza senso: qualche fuorigioco inesistente da maledire, un cross sporco di Giovinco, un tiro di Montolivo casuale come un brufolo sul culo e una mischia pericolosa in cui tutti cercano di far tirare tutti, ma alla fine non tira nessuno.
Finisce così, con Prandelli a sputare autostima, e nell'aria la convinzione che in fondo, se ti stai a cagare sotto, prima o poi la puzza di merda si sente.

(A proposito di omosessualità, Chiellini "tocca" e controlla se Jelavic ce l'ha grosso come il suo)

Neuro '12: DANIMARCA-PORTOGALLO e GERMANIA-OLANDA e un matrimonio

Mercoledì 13 giugno - ore  9,30 / 22,30

DANIMARCA - PORTOGALLO 2 - 3
GERMANIA - OLANDA 2 - 1
ovvero
IL LISCIO DALLA ROMAGNA ALLA PUGLIA, PASSANDO PER DANIMARCA E OLANDA

Come tutti voi avrete capito, questo è un post straordinario per struttura e contenuti. Perché ieri non sono stato a casa, anzi perché non sono stato proprio. Ero l'altra metà di me stesso: quella socievole, quella simpatica, quella "bello di zia", quella "dai vieni a ballare!", quella "oh facciamoci una foto", quella "un'altra bottiglia di vino per piacere"; quella brutta per intenderci. Ero a un matrimonio, lungo come solo certi sposalizi del sud e certe guerre mondiali sanno essere. Ma non con lo stesso logoramento: in guerra la possibilità di un armistizio si trova sempre; nei matrimoni a cui partecipo trovi al massimo la pausa sorbetto. Dio la benedica.
Ma non siamo qui per parlare di feste, bensì di calcio, quello giocato, quello vero, quello scommesso insomma. Che intanto va avanti, e che è continuato pure ieri, nonostante un minimo di solidarietà avrebbe voluto che, vista la mia assenza forzata, il baraccone europeo si prendesse una giornata di pausa. Ma così non è stato, e pure da una sala sperduta nei boschi in cui il puer Apuliae Federico II duca di Svevia (già re di Sicilia, re di Germania e capo del Sacro Romano Impero) amava andare a caccia, ecco che son riuscito a capire che cazzo è successo ieri ai campionati di Polonia e Ucraina. In parole povere, ma sazie.

Tipo che all'altezza dell'arrosto di maialino nero dell'Irpinia con favetta e cicorie scopro (grazie al solito Alfonso) che Pepe di testa da calcio d'angolo ha fatto quello che gli era quasi riuscito contro la Germania, e poco dopo, mentre sono fuori a prendere un po' d'aria perché dentro non so chi stava cantando "O surdato 'nnamurato", mi ritrovo questo eterna promessa mancata di Postiga (ribattezzato per l'occasione Hèlder Cossiga) a segnare il facile gol del raddoppio.
Sembra tutto tranquillo, poi salgono in cattedra i balli di gruppo, gli anni' 90, no tengo dineiro, "ai se eu te pego" ma fottiti; e all'altezza di una bachata sensuale come un gioco erotico coi carciofini ecco Bendtner che fa l'1-2 non mi ricordo come. Poi il subbuglio: attimi di delirio improvvisi, parte la mazurka, io rido, Cristiano Ronaldo da solo in area passa la palla al portiere Andersen, decine di piedi gonfi continuano a rovinarsi in questa sala di aria condizionata e sonno, Cristiano Ronaldo è di nuovo nel deserto davanti alla porta danese, CR7 non sbaglia due volte, invece si, palla fuori, io rido, Vincenzo D'amico ride, la Danimarca avanza, io rido ma intanto avverto un possibile codice rosso di lì a poco, Vincenzo D'amico ride e allerta i portoghesi su "gol sbagliato, gol subìto", un non meglio identificato esemplare di donna sui trent'anni mi trascina a ballare un liscio, cross al centro, io inizio a girare non sapendo dove mettere i piedi, Bendtner salta e colpisce la palla di testa, io continuo a rotare vorticosamente e non ci capisco più un cazzo, la Danimarca pareggia, Vincenzo D'amico: "OPS", quella che mi ha preso per ballare ride di me, due a due, io non so più dove mi trovo.
Devo riprendermi. Vado al bancone, passando tra tavoli vuoti come la solita difesa danese, e mi prendo un caffè nero come Varela, quello a cui i rossi di Olsen danno la possibilità di provare il tiro al volo, lisciare clamorosamente la prova, tirare di nuovo e siglare il 3-2.

(Cr. Ronaldo accetta di essere sparato sapendo che riceverà il pallone d'oro nonostante questo Europeo di merda)


Pausa.

Siamo ancora al trofeo di frutta e dolci servito quando scopro che non riuscirò a vedere neanche Germania-Olanda. Intingo il mio sconforto nel prosecco come i bianchi teutonici intingono Super Mario Gomez nella molle difesa degli orange sfruttando un bel viatico al gol di Schweinsteiger. Taglio della torta, e taglio del viaggio europeo di Van Bommel e compagni.
Si accatastano nel piatto dolci fatti a fatte come la retroguardia di "Noia" Van Marwick, ct colpevole di aver reso triste una nazionale da sempre dannatamente bella e perdente. Gomez esplode un destro che arreda casa Stekelenburg mentre sono alla seconda crèpe assorbita di caffè e coperta di cioccolato.
Poi la consegna delle foto con gli sposi, la fila per la bomboniera e per l'ultimo saluto agli sposi che non riconoscerebbero più nemmeno Riina tra gli invitati partenti; e in tutto questo Van Persie trova il modo di giustificare la sua convocazione con un destro secco che si infila alla sinistra del maresciallo Neuer. Lui permettendo, naturalmente.
Sono in macchina ma il cellulare non vibra più, si arrende come l'Olanda alla fine di un ciclo. Finisce 2a1. Per il matrimonio.

(Ecco perché in Olanda non hanno il problema rifiuti: la differenziata divide organico, umido e Mathijsen)

martedì 12 giugno 2012

Neuro '12: POLONIA - RUSSIA 1 - 1


POLONIA - RUSSIA 1 - 1
ovvero
SE "KUBA" VOLTA LE SPALLE ALLA RUSSIA

Ma che titolo del cazzo ho scritto?! Comunque il succo della partita è che la Russia si è bullata troppo presto, e la Polonia ne ha approfittato per prendere un punto e continuare a sperare nella qualificazione in un girone aperto a tutti. A tutti tranne che alla Grecia naturalmente.
Memore del trattato di Versailles del giugno 1919, quando non fu invitata alla spartizione dell'Impero austro-ungarico, stavolta la Russia arriva decisa a conquistarsi tutto da sola con i suoi gioiellini Arshavin e Dzagoev (Igor Simutenkov era infortunato). Però è la Polonia a partire meglio, con una squadra compatta attorno all'idea di gioco del suo allenatore Smuda: Lewandowski. Chiunque abbia la palla, entro sei secondi è obbligato a farla arrivare in qualche modo al forte attaccante del Borussia Dortmund, pena il fischio con la sanzione di 5 bacchettate sulle nocche. In realtà il ct polacco va anche incoraggiato vista la batteria di uomini di fantasia e costruzione che si ritrova: Obraniak, Polanski, Murawski; tutti uomini che farebbero sembrare creativi persino gli sceneggiatori delle fiction Rai.
Così prima Lewandowski va vicino al gol con un bolide al volo, poi viene annullato un gol a un polono qualsiasi in leggero fuorigioco, e alla fine del primo tempo, dopo tanto inutile cincischiare nella metà campo avversaria, il nano dorato Dzagoev sfila nel reparto uomo della Benetton aperta davanti alla porta polacca e devia di mezza spalla e mezz'orecchio un palla che vale il vantaggio russo.

In contropiede, tra la fine del primo e l'inizio del secondo, la Russia potrebbe pure raddoppiare, ma Kerzhakov (che pur avendo il nome più semplice si è rivelato come la pronuncia più difficile per lingua di insalata verde Collovati) e Arshavin perdono di lucidità palla al piede, rovinando così il gran lavoro in mediana di Shirokov, Denisov e del vecchio Zyrjanov: così il primo si spreca in un po' di egoismo cercando subito la porta, mentre il secondo fa grosso autoerotismo tattico rimandando sempre l'attimo del passaggio decisivo. Allora l'intercity unoduetresei in partenza anch'egli da Dortmund, che risponde al nome di Kuba Blaszczykowski, prende la palla su uno di questi ribaltamenti, la porta fino al limite dell'area avversaria e scarica un sinistro ignorante alla destra di Malafeev.
Il pareggio rafforza le speranza della Polonia, che ora ha scoperto un nuovo schema che non pretende di passare sempre da Lewandowski: il tiro da fuori area, da qualsiasi posizione, in qualsiasi momento. D'altro canto se non hai l'uomo del primo passaggio, figurati quello dell'ultimo.
Poi poco altro, se non il ricordo di Teòfilo Stevenson: pugile, cuore e anima di un popolo.

(La panchina lunga della Russia)

Neuro '12: GRECIA - REP. CECA 1 - 2


GRECIA - REP. CECA 1 - 2
ovvero
DAMMI UNA LAMETTA CHE MI TAGLIO LO SPREAD

Partita piacevole, a tratti disgustosa, forse truccata. Soprattutto quando Cech, il quarterback ceco, durante una siesta nel secondo tempo decide di far segnare gnomo Gekas.
Ma partiamo dall'inizio. Ci son due coccodrilli ed un orangotango, due piccoli serpenti, un'aquila reale, un gatto un topo un elefante, non manca più nessuno, solo non si vedono i difensori della Grecia. Che poi qualcuno gli manca pure in realtà, infatti Katsouranis gioca dietro anche se di mestiere fa il centrocampista (o almeno questo è quello che ha detto alla polizia dopo la partita). Insomma inizia la gara e la Grecia ha già perso: prima la difesa sale senza sapere dove andare, e su un bel filtrante dell'ottimo Hubschman (ho trovato il mio beniamino per l'Europeo) ecco l'ignoto Petr Jiracek, centrocampista del Wolsburg, che incarna le vesti del più noto ex laterale ceco Patrik Berger e va a battere il portiere greco Chalkias con un rasoterra puzzolente. Dopo più o meno pochi secondi si chiude la competizione per gli ellenici: sulla fascia destra il terzino ceco Gebreslassie (che ha lo stesso nome, la stessa nazionalità e lo stesso ritmo del più famoso maratoneta etiope plurimedagliato) accelera verso i confini che dalla Polonia riportano nella sua Boemia, saluta un paio di parenti e poi crossa al cento dove invece di un portiere c'è una confezione di margarina che liscia la palla così da permettere a Pilar di fare il 2a0.
Lo stesso Chalkias viene quindi sostituito dal portiere di riserva, ma è ormai troppo tardi. La Cechia non ha più voglia di segnare nonostante la bella vivacità del principino Rosicky, che con un fisico più decente avrebbe rotto il cazzo a registi di ben altra levatura. Così si limita a rifare le linee del campo.
Nella ripresa ecco il blocco mentale del portierone del Chelsea, che è appunto portierone solo nel Chelsea, il quale, non contento dei 4 gol presi con la Russia, si tuffa in avanti come se stesse facendo giugno nel calendario di "Max" e lascia la palla a Gekas che a porta vuota accorcia le distanze.
Però si vede che la Grecia non vuole davvero pareggiare, e che il gol è stata solo una questione d'educazione. Anche perché una squadra che vuol competere non dovrebbe schierare gente come Mitroglou, Fotakis, Holebas, Maniatis e altri nomi di frutti esotici. E non dovrebbe neppure dire a Samaras: "Ehi tu, che sei un buon centravanti: vai a fare il trequartista, anzi svaria, fai anche un po' l'ala sulla sinistra!". Sono cose che fanno male al calcio, soprattutto al calcio greco.

(Il greco Maniatis chiede privacy all'arbitro per finire il suo rapporto col manto erboso)

lunedì 11 giugno 2012

Neuro '12: UCRAINA - SVEZIA 2 - 1


UCRAINA - SVEZIA 2 - 1
ovvero
LO SAPETE COSA PIACE A NOI SVEDESI? LO SCI

Finisce 2a1 il derby del cuore tra vecchie glorie della serie A giocatosi a Kiev. No dai, facciamo i seri, gli "italiani" erano soltanto: Shevchenko, Mellberg, Granqvist, Isaksson, Wilhelmson, e Ibrahimovic. Tranne il genoano Granqvist, tutti ex calciatori.
Partiamo dalla fine. Ma non dalla fine della partita, dalla fine del mondo: da Collovati e Gianni Bezzi prima, e da quel koala truccato di Paola Ferrari poi, che per commentare la sfida hanno scomodato gli aggettivi "eccezionale", "stupenda" e "fantastica". E questo senza che un senso di schifo affiorasse nel loro stomaco pieno di merda, commenti vuoti, collegamenti saltati, pronunce sbagliate e clip inutili da mandare per far rientrare il trucco in studio e aggiustare a lei l'impalcatura del culo, e a loro la prostata.
Una normale partita, godibile solo a metà, è diventata così lo schermo di una sfida tra Ibra e Sheva, nel nome di un campanilismo fuori dalla realtà che morirà solo con la fine della trasmissione di queste competizioni internazionali da parte della Rai. E infatti ci sta pensando Sky a smontare il penoso baraccone di un'emittente che a fine gara è stata capace di mandare uno spot che recitava: "Stasera non perderti Ucraina-Svezia, dalle 20e25". Ok, vi pago il canone solo se mi promettete che lo usate per costruire una casa di riposo per questi stupratori di logica.
Sto divagando. La partita ha mostrato, dal canto suo, tutte le crepe di una Svezia che si ostina a credere che il calcio sia una festa in cui basta presentarsi profumati e puliti per fare colpo su qualche ragazza. No, cazzo! Devi risultare un po' simpatico, prendere l'iniziativa, avere un gruppo a cui fare riferimento se le cose vanno male e vuoi recuperare le idee. Gli svedesi invece pensano che prima o poi Ibrahimovic andrà a puttane anche per loro. Così, dopo la tanta noia del primo tempo, quando il gigante del Milan segna un gol facile facile che sembra mettere la partita sui binari giusti, ecco che gli scandinavi si sciolgono come fosse la cosa più normale del mondo.
Allora sale in cattedra l'Ucraina, con Andrij Shevchenko: l'ex bomber di Dinamo Kiev, Milan, Chelsea, Milan e di nuovo Dinamo Kiev (che visto il giro che ha fatto a sto punto dovrebbe tornare nell'utero materno) prima infila Andreas "reattività" Isaksson anticipando in aria quel simpatico falegname di Mellberg; poi, di nuovo di testa, si abbassa a indirizzare la palla tra il palo e l'arbre magique che avrebbe dovuto coprirlo (credo Lustig), anticipando in questo caso nessuno visto che era marcato da Ibra.
Poi più nulla da segnalare, tranne la mancanza di Kennet Andersson e l'inutile interscambio di attaccanti svedesi nulli, con nomi da bevande energetiche: Toivonen, Rosenberg, Elmander..

(Il ct ucraino Oleg Blochin ha appena trovato una bottiglia di gin sotto la panchina)

Neuro '12: FRANCIA - INGHILTERRA 1 - 1


FRANCIA - INGHILTERRA
ovvero
TESORO, SAI MICA DOVE HO MESSO LE PALLE?

Beato chi non ha guardato questa partita. E bravo chi ha scommesso live sul pareggio. Si, perché già dopo i primi 10 minuti le due squadre davano l'impressione di volersi spartire la posta in palio. Doveva essere un Francia-Inghilterra dal sapore classico, quello di uno dei derby più affascinanti del vecchio continente; è stato invece il festival inglese dei lanci lunghi (facilitati dalle assenze di Rooney e Lampard) e dello sterile tichi-tacha dei ladri della Gioconda, tale da far annoiare persino un Luis Enrique fatto di LSD - per intenderci.
I transalpini si presentano con i favori del pronostico, forti anche di un undici in cui figurano i vari Nasri, Benzema, Ribery; gente esperta e competente, insomma. Hodgson, d'altro canto, può vantare di avere a disposizione l'unica rosa del torneo i cui i calciatori militano tutti nello stesso campionato, quello arabo.. (E comunque sticazzi).
C'è poca Inghilterra in campo e molta Italia: il signor Rizzoli, i suoi assistenti, la Gioconda e dieci uomini in maglia bianca che difendono dietro la linea del pallone. Di Matteo docet. E partita che si sbloccherà grazie a due episodi. Infatti: vantaggio inglese su palla inattiva, zuccata di Lescott sul piazzato di capitan Gerrard (sottotono) e dormita di Diarra e Lloris. Pareggio blues di Nasri, che batte il colpevole Hart con un rasoterra non irresistibile dalla media distanza. Tutto il resto è noia.
Osservazioni: Debuchy evidentemente fa la doccia con la moglie di Ribery. Il terzino del Lille è una spina nel fianco, spinge, si propone, chiama palla, si smarca bene, ma viene puntualmente ignorato dallo Scarface #7; l'Inghilterra dal canto suo ha un problema: troppi giovani promesse e poca esperienza. Oltre ai troppi negri. Parola di J. Terry.


(eccezionalmente, di Alfonso Russo)

(Fair play: Glen Johnson offre a Ribery un'altra mano, per coprire meglio la faccia)