martedì 12 giugno 2012

Neuro '12: POLONIA - RUSSIA 1 - 1


POLONIA - RUSSIA 1 - 1
ovvero
SE "KUBA" VOLTA LE SPALLE ALLA RUSSIA

Ma che titolo del cazzo ho scritto?! Comunque il succo della partita è che la Russia si è bullata troppo presto, e la Polonia ne ha approfittato per prendere un punto e continuare a sperare nella qualificazione in un girone aperto a tutti. A tutti tranne che alla Grecia naturalmente.
Memore del trattato di Versailles del giugno 1919, quando non fu invitata alla spartizione dell'Impero austro-ungarico, stavolta la Russia arriva decisa a conquistarsi tutto da sola con i suoi gioiellini Arshavin e Dzagoev (Igor Simutenkov era infortunato). Però è la Polonia a partire meglio, con una squadra compatta attorno all'idea di gioco del suo allenatore Smuda: Lewandowski. Chiunque abbia la palla, entro sei secondi è obbligato a farla arrivare in qualche modo al forte attaccante del Borussia Dortmund, pena il fischio con la sanzione di 5 bacchettate sulle nocche. In realtà il ct polacco va anche incoraggiato vista la batteria di uomini di fantasia e costruzione che si ritrova: Obraniak, Polanski, Murawski; tutti uomini che farebbero sembrare creativi persino gli sceneggiatori delle fiction Rai.
Così prima Lewandowski va vicino al gol con un bolide al volo, poi viene annullato un gol a un polono qualsiasi in leggero fuorigioco, e alla fine del primo tempo, dopo tanto inutile cincischiare nella metà campo avversaria, il nano dorato Dzagoev sfila nel reparto uomo della Benetton aperta davanti alla porta polacca e devia di mezza spalla e mezz'orecchio un palla che vale il vantaggio russo.

In contropiede, tra la fine del primo e l'inizio del secondo, la Russia potrebbe pure raddoppiare, ma Kerzhakov (che pur avendo il nome più semplice si è rivelato come la pronuncia più difficile per lingua di insalata verde Collovati) e Arshavin perdono di lucidità palla al piede, rovinando così il gran lavoro in mediana di Shirokov, Denisov e del vecchio Zyrjanov: così il primo si spreca in un po' di egoismo cercando subito la porta, mentre il secondo fa grosso autoerotismo tattico rimandando sempre l'attimo del passaggio decisivo. Allora l'intercity unoduetresei in partenza anch'egli da Dortmund, che risponde al nome di Kuba Blaszczykowski, prende la palla su uno di questi ribaltamenti, la porta fino al limite dell'area avversaria e scarica un sinistro ignorante alla destra di Malafeev.
Il pareggio rafforza le speranza della Polonia, che ora ha scoperto un nuovo schema che non pretende di passare sempre da Lewandowski: il tiro da fuori area, da qualsiasi posizione, in qualsiasi momento. D'altro canto se non hai l'uomo del primo passaggio, figurati quello dell'ultimo.
Poi poco altro, se non il ricordo di Teòfilo Stevenson: pugile, cuore e anima di un popolo.

(La panchina lunga della Russia)

Nessun commento:

Posta un commento

Sono permessi adulazione e scherno, a patto però di non commettere errori nell'uso dei verbi. Prego: