domenica 17 giugno 2012

Neuro '12: REP.CECA - POLONIA e GRECIA - RUSSIA

(ultima giornata girone A)

REP. CECA - POLONIA 1 - 0
GRECIA - RUSSIA 1 - 0
ovvero
SE LA LISCI TI CANCELLO. DALL'EUROPEO

Non si fa così però dai, non si fa, no no! Dare ai tifosi l'idea di avere la qualificazione in pugno da prima dell'inizio del torneo, far credere a più o meno tutti i commentatori che forse una vera outsider per la vittoria finale adesso c'è, instillare nel pubblico quella piacevole sensazione di possibile sorpresa e piacevole realtà di bel calcio...e poi farsi eliminare così, come un Belgio qualsiasi, come un punto nero che non piace alla tua tipa, come dei baffi che spariscono da un'ora all'altra perché a qualcuno ricordi un brigatista veneto degli anni '70. Brutta storia quella della Russia, davvero una brutta storia.
Meno brutta quella della Polonia, che in maniera molto onorevole si è fatta da parte, dando un senso alla sua debacle con la sconfitta di Breslavia contro la Repubblica Ceca. Tutto un po' più scontato: chi si aspettava un moto d'orgoglio dai calciatori polacchi, non li ha mai visti giocare.
Ma andiamo con ordine. La Russa inizia bene contro la Grecia, anche se Katsouranis spunta all'improvviso davanti alla porta russa e ci prova con una zampata che finisce però sul numero uno russo. Zhirkov sulla fascia sinistra fa lo Zambrotta del 2006: sessanta metri palla al piede, poi quasi sul fondo mette un invitante cross rasoterra che purtroppo non trova pronti al gol neanche l'uomo invisibile e i suoi amici. Però i figliocci di Putin paiono padroni del campo, oltre che del suolo, e i vari Kerzakhov, Dzagoev e Arshavin danno l'idea che la partita potrebbe sbloccarsi da un momento all'altro.
Infatti segna la Grecia: lo stambecco del Cska Mosca, Sergei Ignashevich, sale a colpire di testa come se avesse lo stesso tic di Stefano D'orazio quando suonava la batteria sulle note di "Uomini soli"; in pratica la palla non la prende proprio, permettendo così all'elfo Karagounis di involarsi solo ed eccitato verso la porta di Malafeev, e trafiggerlo con un diagonale tutto carica e vaffanculo.
Finiscono i primi tempi, cambia tutto. O quasi niente. La Russia è ancora prima e qualificata, la Grecia sale a pari punti con la Cechia, ma ha perso lo scontro diretto e quindi  non sarebbe qualificata. Fino a quando a metà ripresa quel capellone dispettoso e rompicoglioni di Jiracek non decide di mettere in cassaforte il passaggio dei suoi ai quarti: ripartenza del mastino Hubschman, palla a Baros che attende l'arrivo di Jiracek, il motoperpetuo entra in area, supera facilmente un divano polacco di nome Wasilewski e piazza il destro che vale il primo posto nel girone.
La Polonia infatti abdica lì, definitivamente, e la Russia dall'altra parte mette dentro tutti gli attaccanti che ha, ma non riesce a tirare mai in porta, se non con Denisov che pare l'unico a cogliere l'importanza della struttura con i legni e la rete. Anzi è la Grecia a rischiare il raddoppio con una punizione perfetta dell'illustre sconosciuto Georgios Tsavellas, proveniente dalle fila del Monaco, serie B francese.
Samaras corre come un dannato pur non azzeccando un controllo o quasi, dalla panca capitan Karagounis sembra stia preparando un colpo di Stato, Advocaat ha la faccia di uno che si è cagato addosso ma simula serenità (ho riconosciuto la smorfia..), e Dzagoev si ricorda che vale tirare in porta ma di testa sfiora soltanto il palo e lascia ai greci la ribalta, tutta meritata.
Perché chi vince merita sempre, soprattutto se è più scarso di te.

(Immagine profetica del ct russo Advocaat, che sembra pensare prima della gara: "Il cielo ha una strana forma di culo. Speriamo non piova.")

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