domenica 1 luglio 2012

Neuro '12: GRAN FINALE e UN LIEVE ACCENNO SU SPAGNA-ITALIA

(finale)

SPAGNA - ITALIA 4 - 0
ovvero
LA VIA PER IL PARADISO E' LASTRICATA DI THIAGO MOTTA

Se dovessi usare un'ora dalla mia vita in questa domenica notte, ormai lunedì di inizio luglio, di certo non la spenderei per raccontarvi come si è sviluppata la batosta inflitta dalle furie rosse agli azzurri; né tanto meno mi imbarcherei in una disamina delle cause della sconfitta, anche perché tanto è colpa di Prandelli che ha convocato 23 giocatori solo perché costretto, visto che ad alcuni non ha neanche mai fatto scrivere il nome dietro la maglia tanto era sicuro che non avrebbero mai messo piede in campo.


Mi piacerebbe raccontarvi di questo Europeo, di come è cambiato il calcio, di come sono cambiato io per il calcio e di come sta malattia riesce ancora a toccarmi quelle corde nel profondo che fin ora solo la torta millesfoglie, Corrado Guzzanti e il video di Pamela Anderson e Tommy Lee avevano stimolato.
Mi piacerebbe descrivervi cosa diventa questa virus mentre cambiano le persone attorno a te, mentre cambi i posti e le amicizie, mentre allestisci scenari, coltivi follie e apparecchi passioni; mi piacerebbe farvi capire chi è quello che aspetta Inghilterra-Ucraina anche se sa le tante probabilità che ha di andare incontro a un pugno di noia nell'occhio; mi piacerebbe disegnarvi un quadro più o meno preciso della distensione muscolare che ti penetra quando le squadre scendono in campo, e tutte le paure e i buchi neri, le porcherie e i "matunonceri", i drammi finti e quelli veri, le responsabilità e i padri severi si diluiscono in una sostanza che ti anestetizza l'organismo, dandogli la possibilità di rifiatare.
E sai che prima o poi finirà, ma non te ne importa una minchia. Perché un tiro sfoga la frustrazione, una cross rappresenta, una veronica accresce l'autostima, una parata regala certezze, un gol conferma che ne vale sempre la pena, e un liscio poi consola come il più falso e buono degli amici: anche tu, se solo avessi voluto, ce l'avresti fatta. Ma nella vita serve pure la fortuna..


Sarebbe proprio il massimo se riuscissi a chiarirvi quanto è appagante condividere qualsiasi giocata con i vostri stronzi amici, seduti lì accanto, pronti a fare gli allenatori, gli ultrà, i commentatori, i cabarettisti, gli ex in cerca di un'ultima possibilità; o semplicemente gli spettatori.
Sarebbe straordinario se potessi decifrarvi cosa mi passa nella testa quando vorrebbero spiegarmi che non ha alcun senso esaltarsi per "undici cristiani in mutande che corrono appresso a una palla". Ed io non so argomentare nulla, perché la mia unica argomentazione sono io e la prossima partita che vedrò. Anche da solo, senza per forza coinvolgere nessuno. Al massimo scrivendoci poi due righe su.
Come ho fatto in questo mese. Per raccontarvi di questo Europeo, di come è cambiato il calcio, e di come sono cambiato io. Forse in peggio, sicuramente meglio del calcio.


Ma le trasformazioni o si piangono, o si raccontano. E a me piace molto scrivere. L'avrete capito, anche se non vi ho parlato della finale di questi Europei, della vittoriosa Spagna, e della probabile fine di un'era.
Per ora è sicura solo la fine di questa rubrica, e tanto mi basta. Buona estate e buona crisi.



(Alla fine l'avete visto ridere e piangere: siete contenti ora, cari giornalisti e commentatori? La vostra vita sessuale è migliorata? Vi hanno alzato lo stipendio? Non pagate più l'Imu? Quando la finirete di rompere il cazzo con ste boiate?)

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