mercoledì 11 luglio 2018

Questi grandissimi Mondiali 2018: la Croazia in finale e la foto di un Paese in crisi

Ho oscurato due quarti di finale e la prima semifinale, i ritmi antichi non li reggo più. Invecchia tutto ed invecchia anche il blog. «Tempo corri con me», potremmo dire, parafrasando Giorgio Canali. Avevo lasciato con il Brasile beffato dal Belgio, che nel frattempo è stato beffato dalla Francia nella prima semifinale e dovrà quindi giocarsi la finalina per il terzo posto contro l'Inghilterra, che ai quarti ha beffato la Svezia ed oggi però si è arenata (beffardamente, ovvio) con un po' di sorpresa davanti all'ostacolo Croazia, vincente di rigore contro la Russia (beffata) ai quarti e finalista quindi di questa Coppa del Mondo Fifa 2018.

semifinale, Croazia-Inghilterra 2-1 d.t.s.
Stadio Luzhniki (Mosca), 11 luglio

La Croazia ci piace, però non ci piace. Insomma, calcisticamente parlando, la nazionale a scacchi in poco più di due decenni ha messo in mostra tanto bel materiale, con picchi di tutto rispetto (si pensi al terzo posto di Francia '98) se rapportati alla giovane età della selezione del piccolo stato post-jugoslavo. Storico serbatoio di talento tecnico da cui i croati hanno naturalmente, e giustamente, attinto, per costruirsi una storia pallonara decisamente più fortunata di quella degli odiati rivali serbi. E qui il discorso aprirebbe un nuovo sentiero, lungo e contaminato di possibili falle logiche e storiche tutte personali, attraverso cui comunque arrivo alla sintesi di una cattivissima considerazione del sentimento identitario e nazionalista di quelle zone (croati su tutti), velato di legami troppo espliciti con il fetore fascista. Forse non esiste un buon patriottismo, non ho gli strumenti per dirlo, ma restiamo sulle opinioni personali così posso rivendicare serenamente quanto mi faccia schifo quello croato.

Premessa per nulla fondamentale a parte, la gara è stata un manifesto più che degno del godibilissimo torneo che è stato questo russo. A partire dall'alone di sorpresa (saluti all'Inghilterra favorita) e dall'elemento del ribaltamento, che ha accompagnato come una costante quasi tutti i match.
A proposito degli inglesi, forse meriterebbero un trattamento migliore, nonostante la sconfitta e l'esagerato livello di convinzione con cui hanno approcciato alla sfida contro i più deboli e stanchi croati (sulla carta). I Tre Leoni in fin dei conti giocheranno tutte le gare di questo Mondiale e, nei loro panni, immaginare di avere la finale in pugno sarebbe stato tutto fuorché un atto di presunzione. A maggior ragione essendo andati in vantaggio dopo appena cinque minuti di gioco grazie alla bella punizione di un brutto cognome: Trippier.
Il gol ha pure "messo le ali", come si dice in gergo paracadutista, alla squadra di Southgate, ma i suoi ragazzi terribili hanno usato il resto del primo tempo per far capire che avrebbero potuto colpire in qualsiasi momento, purtroppo però non ne avevano voglia. Questa è una spiegazione, l'altra è che i vari Kane, Sterling e Lingard non abbiano avuto le palle per accanirsi su una Croazia apparentemente allo sbando.



Ma l'apparenza, lo sa persino Salvini, inganna. La formazione di Dalic, con poco garbo e concetti chiari, si butta in avanti a testa in giù, come si dice certe volte sempre nel gergo dei paracadutisti. Modric e Brozovic cuciono il gioco, Rakitic e Rebic occupano al meglio il campo, il primo con la testa e il secondo più con la foga agonistica, Mandzukic sgomita e si fa largo tra alte leve di Sua Maestà, ma chi fa saltare il banco è Ivan Perisic che al 68' crede seriamente di poter rubare la palla a un sicuro colpo di testa inglese e allora alza il suo potente tronco sinistro arrivando con la suola lì dove il difensore crede non ci sia nessuno, rischiando di decapitarlo, ma legalmente, e toccando la palla quel tanto che basta per battere l'incolpevole Pickford (che bello scrivere "incolpevole" prima del nome di un portiere).
Lo stesso Perisic, poco dopo, si esibisce in un doppio passo con tiro di sinistro e palla che si stampa sul palo. Si va ai supplementari con l'Inghilterra che sembra inspiegabilmente alle corde, e la sensazione viene confermata al minuto 109' quando sempre Perisic colpisce di testa a casaccio un rinvio della difesa inglese, Stones si distrae pensando forse a quanto è assurdo e pericoloso che uno stupido come Bonafede faccia il ministro, e Mario Mandzukic si avventa sulla palla facendo quello che da sempre gli riesce molto naturale: segnare, semplicemente, quando serve. Poi nell'esultanza lui ed i suoi compagni travolgono un fotografo che, pur gettato a terra e quasi calpestato, a suo rischio e pericolo, non smette di lavorare e continua a scattare. Immagine degna delle disonorevoli condizioni sociali del Paese da cui scrivo: ossia l'Italia, la più beffata di tutte.



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