venerdì 22 giugno 2018

Questi grandissimi Mondiali 2018: la delusione è una forma rivelazione

DANIMARCA-AUSTRALIA 1-1
Samara Arena (Samara), 21 giugno

La Danimarca ha tutti i crismi della possibile squadra rivelazione del Mondiale, quella che nessuno si fila di striscio e invece lei procede silenziosa nelle pieghe del torneo. Uscendo ai quarti, "a testa alta".
Anche l'Australia non è malaccio. Una frase, quest'ultima, che quindici anni fa non avrei pronunciato nemmeno flirtando con una ragazza di Melbourne (pure perché parlavo inglese peggio di Alfano).
La partita è godibile. Segnano subito i danesi con Eriksen, che poi pensa di aver fatto il suo e sparisce dallo stadio.
I Socceroos reagiscono, hanno individualità interessanti per essere una nazione che ha conosciuto il calcio con Paul Okon. Ma gli uomini in avanti, dopo buone giocate, si perdono sul più bello o perché sbattono contro il muro Kjaer-Christensen, oppure perché ignari delle dimensioni del campo.
Poi, verso la fine del primo tempo, un fallo di mano di Poulsen, rivisto al Var, assegna agli australiani il rigore che capitan Jedinak, barba alla Moscardelli e fisico alla Leonida, realizza spiazzando Schmeichel.
Nella ripresa tanto attivismo inutile come all'epoca di Berlusconi e il popolo viola, ma il risultato non cambia.
Da evidenziare la prova del danese Pione Sisto, che smette di fare il maratoneta e rifiata un po' di più può anche arrivare sano a fine partita, e del talentino Arzani, il più giovane a Russia 2018, che mostra spiragli di classe stile Cassano in Bari-Inter. Speriamo non diventi Enyinnaya.

a proposito: Pione Sisto ed Enyinnaya



FRANCIA-PERÙ 1-0
Ekaterinburg Arena (Ekaterinburg) , 21 giugno

Di questa ho visto solo il primo tempo. Spazio entro il quale era già emerso chiaramente come il Perù possa ambire al massimo al ruolo di "squadra simpatia" di questa Coppa del Mondo. Quantomeno per poter disporre di un portiere che di cognome fa: Gallese.
Decide la partita una zampata di Mbappé su azione avviata da un vivace Pogba e proseguita da un tiro smorzato di Giroud, esponente di rilievo della categoria "attaccanti che fanno giocare bene la squadra". Gli altri sono quelli che segnano.

highights


tabellino



ARGENTINA-CROAZIA 0-3
Stadio Nishny Novgorod (Nizhny Novgorod), 21 giugno

L'Argentina di Sampaoli fa pretattica. Nasconde le sue vere potenzialità fingendo di non avere un'idea di gioco, sostituisce Messi con una controfigura triste e demotivata per preservarne la condizione, e schiera una marea di pippe per tenere freschi i campioni titolari in vista dell'inizio di Russia 2018.
Credo sia andata così, perché se i Mondiali sono iniziati e l'Argentina di Sampaoli è davvero questa, che si fa umiliare senza che la già forte Croazia debba fare niente di straordinario, allora è meglio non offendere ulteriormente la storia di questo sport e mandare in campo, nell'ultima gara, un'altra squadra a caso in maglia biancoceleste, tipo l'Entella.
Segnano Rebic, su stupidata di uno messo in porta per scherzo, quel genio di Modric e infine Rakitic. La Croazia punta in alto, ma deve pensare che non avrà sempre avversari così deboli, o allenati da un sosia di Joe Pesci con l'hobby dei trigliceridi.

lo psicodramma


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