mercoledì 27 giugno 2018

Questi grandissimi Mondiali 2018: recuperare o perdersi, questo è il problema

Avevo lasciato con un post che iniziava con l'Australia e dall'Australia ricomincio.
In realtà nel frattempo ne sono successe di cose, sia a me che a Russia 2018; molte di queste cose, sia le mie che quelle relative ai Mondiali, non le ho nemmeno ancora viste, ma qualche commento va fatto. Sulle partite, non sui cazzi miei, ovviamente.
Proverò ad essere breve. Diciamo una frase per gara, o poco più. Tranne che per Nigeria-Argentina.

22 giugno

(gruppo E) Brasile-Costa Rica 2-0: Coutinho fa il Neymar, Neymar fa il clown, il Brasile fa il minimo.
(gruppo D) Nigeria-Islanda 2-0: Sì, belli i geyser e le barbe lunghe, ma trovatevi un lavoro.
(gruppo E) Serbia-Svizzera 1-2: bello vedere Xhaka e Shaqiri festeggiare la vittoria con un gesto che ricorda l'inesistenza della Svizzera.

23 giugno

(gruppo G) Belgio-Tunisia 5-2: Il Belgio si conferma squadra che vuole fare sul serio. Tipo gli ottavi.
(gruppo F) Corea del Sud-Messico 1-2: I coreani eliminati saranno chiamati al militare, e perderanno anche lì.
(gruppo F) Germania-Svezia 2-1: Un gioiello di Kroos al 95' salva la Germania dall'ascesa dei populisti.

24 giugno

(gruppo G) Inghilterra-Panama 6-1: Se Panama è felice per aver segnato un gol al Mondiale, sono felice anch'io.
(gruppo H) Giappone-Senegal 2-2: La danza fatta in allenamento dai calciatori del Senegal è diventato un loro schema di gioco.
(gruppo H) Polonia-Colombia 0-3: La nuova generazione di talenti della Polonia si è rivelato essere un gruppo di mezze seghe che si imbuca ai tornei internazionali.

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25 giugno

(gruppo A) Uruguay-Russia 3-0: Avere Muslera in porta e chiudere il girone senza subire reti: Tabarez in odore di santità.
(gruppo A) Arabia Saudita-Egitto 2-1: Vergogna: c'è chi è morto per il vostro diritto di partecipare ai Mondiali (semicit).
(gruppo B) Iran-Portogallo 1-1: Iran fuori dopo aver rischiato di finire capolista nel gruppo di Spagna e Portogallo mentre noi siamo ancora qui che parliamo di vaccini e legittima difesa.
(gruppo B) Spagna-Marocco 2-2: La Spagna è l'autentica mina vagante di questi Mondiali: potrebbe essere eliminata da un momento all'altro.

26 giugno

(gruppo C) Danimarca-Francia 0-0: Un pacco di "abbracci", vanno bene anche quelli non originali Mulino Bianco.
(gruppo C) Australia-Perù 0-2: Dalla gagliarda sfida contro la Francia alla disfatta arrendevole con il Perù: l'Australia come il governo Tsipras.
(gruppo D) Islanda-Croazia 1-2: La Croazia in questo momento potrebbe battere anche l'Empoli di Andreazzoli.

(gruppo D) Nigeria-Argentina 1-2
Stadio San Pietroburgo (San Pietroburgo), 26 giugno

Bella la seconda maglia della Nigeria, bella la giacca della tuta della Nigeria e belli da veder giocare molti dei giovani talenti della nazionale africana. Ma ancor più bello sapere che al Mondiale ci sarà ancora Leo Messi, con buona pace di chi, dopo un rigore sbagliato e una prestazione opaca (in una squadra senza gioco e senza senso), l'aveva già etichettato come un Politano meno determinante.

tipica giocata di Politano


A un certo punto del secondo tempo Moses pareggia il vantaggio di Lionel realizzando un rigore discutibile assegnato dall'arbitro turco Çakır, episodio che ha permesso a quella fogna di Tiki Taka di riesumare lo "scandalo" del mancato penalty su Pogba contro il Barcellona nella finale Champions persa dalla Juventus nel 2015.
La Nigeria riprende fiducia, va vicina al ko definitivo ma pecca di decisione; nella porta argentina Franco Armani dimostra di non essere solo il fratello meno noto di Giorgio; dall'altra parte del campo Higuain si fa largo, nel senso che assume ormai il girovita di una piazza; entra di nuovo Meza, il Simone Pepe argentino; quindi Rojo rischia di tumulare la propria carriera in nazionale con un atroce colpo di testa-braccio nell'area albiceleste, per poi segnare a sorpresa il 2-1 finale che manda Messi e compagni agli ottavi, prolungando la vacanza russa di Sampaoli.

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Il protagonista della serata, in ogni caso, è stato solo uno: il suo nome è Diego Armando Maradona.
Le telecamere, gli obiettivi dei fotografi, i pixel degli smartphone erano tutti per lui: guardato a vista nel suo palco riservato in tribuna, un animale da laboratorio, sovrappeso, dai contorni gommosi e con un viso segnato da chissà quale abuso quotidiano. Suda, esulta, si arrampica, gli occhi spiritati fuori dalle orbite, l'abbandono sulla poltrona, totalmente isolato dal resto del mondo, il dito medio per esultare, da argentino che esulta per l'Argentina. Non gliene importa davvero un beato cazzo.
Un personaggio impresentabile, scomodo, eccessivo, irregolare, combattuto e per questo dominante nell'immaginario extracalcistico tanto quanto lo è stato in campo, con quell'arte nei piedi diretta emanazione di dimensioni ultraterrene.
Un'architettura di sbagli che sgretola qualsiasi possibile dicotomia odio/amore o buono/cattivo: Diego è un comune essere umano racchiuso nel corpo di un alieno sceso a spiegarci tutto quello che si può fare con un pallone: vincere e distruggersi.

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