giovedì 26 giugno 2014

WarCup '14: dal PORTOGALLO all'ALGERIA

Dal PORTOGALLO (eliminato)
all'ALGERIA (qualificata)
ovvero
MEGLIO ALGERINO CHE CRISTIANO

L'eliminazione del Portogallo di Cristiano Ronaldo è una delle notizie migliori di questo Mondiale. Ed è anche un messaggio, anzi due: il giocatore è sopravvalutato (già detto e scritto mille volte), non si può approcciare a una partita come fosse la finale dei 100 metri alle Olimpiadi.
Sguardi, occhiate, smorfie, saluti, messaggi veicolati da un altare dove si dovrebbe officiare un rito fatto solo di colpi a una palla, magari il minor numero possibile ma fatti nel verso giusto.
Come l'Algeria, il cui allenatore Vahid Halilhodzic meriterebbe un premio alla carriera per quello che ha fatto: non tanto portare i nordafricani a degli insperati ottavi di finale in un girone tutto sommato ridicolo, quanto piuttosto buttare fuori dal torneo la Russia di quel pallone quadrato di Fabio Capello, che ha collezionato trofei (qualcuno sul campo, qualcuno no) e parecchi milioni di euro allenando squadroni, ma non appena c'era da mettere in campo qualcosa di originale che non fosse l'aggregare campioni, si è dimostrato fuffa al pari di tanti super-colleghi.

Siamo in una fase difficile del calcio. La scenografia conta più del contenuto, e i miliardi tentacolari delle tv hanno preso a dettare i tempi non solo fuori ma anche dentro al campo, a suon di sketch, corride e scenate subito buone per YouTube; mentre un intero stadio (vedi gli spalti brasiliani di questi giorni) aspira ad essere inquadrato e finire sul megaschermo per il più breve e inutile degli attimi di eternità terrena.
Il tutto ad un ritmo martellante: azione, tifoso, azione, tifoso colorato, fallo, tifosa con le tette, arbitro mette lo spray, tifoso bambino, punizione battuta, tifoso ciccione, rimpallo, tifoso scemo, azione, ola.
C'è la ola, c'è sempre la ola, ché altrimenti gli spettatori parrebbero al commentatore beota di turno una sorta di pubblico uscito triste da un concerto di Antonella Ruggiero al buio.
In questo versante, lo smarrimento di Cristiano Ronaldo, alias CR7 per la Nike e un corposo nugolo di stronzi, si dipinge quasi come ultimo soffio di speranza: basta con le finzioni, almeno per i prossimi 90 minuti, sparisci da questo in cui segnare e difendere sono due verbi che descrivono un'idea sola, ossia battere l'avversario! Sei il capitano improvvisato di una squadra che nel calcio vale quanto l'Australia in geografia: "bella, sì, ma vacci tu!.".

Così ringraziamo gli algerini. Per la lezione di corsa, di rincorsa, di furto con scasso nel caso dell'ultimo entrato (Soudani), di come si approfitta degli errori avversari, di spinte, di presenza, e poi ancora di corsa, brutale, strepitosa e strepitante, fino allo sfinimento, fino a che non è la fatica del vincente l'unico messaggio a potersi dipingere sul volto.


"Attaccate ar cazzo, Cri. Sì, proprio a sto cazzo."

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