mercoledì 18 giugno 2014

WarCup' 14: SPAGNA-CILE 0-2

SPAGNA-CILE 0-2
ovvero
CHE FRETTA C'ERA, DI CHIAMARE DIEGO COSTA?

L'oriundo sbagliato. Dite che esagero, che sono il solito professorone bravo a parlare col senno di poi? Vero. Ma Diego Costa resta la cosa più stupida messa in mostra dalla Spagna nell'ultimo ventennio, dopo Aznar naturalmente.
Le furie rosse sono fuori dal Mondiale, è questa la notizia, ma sotto c'è di ben più sostanzioso e fragoroso il rumore di quel senso di impotenza mostrato da chi si accorge che ciò che faceva fino a ieri, di colpo oggi non basta più.
Anche perché in certi sport conta tanto correre, e il Cile, oltre a farlo in maniera utile, lo fa in maniera continuata, o per meglio dire: l'impressione è che il guerriero Vidal, il funambolo Sanchez e il vigilantes Medel avrebbero potuto correre per altre due ore, ossia esattamente quelle passate dagli spagnoli in formato "scusi, mica sa se è già passato il 495?".

Sarà che sto scrivendo guardando giocare il Camerun, ed ogni aggettivo negativo sulla capacità di stare in campo mi risulta ora fuori luogo parlando degli uomini di Del Bosque, ma pensando soltanto a Iniesta e David Silva e Pedro spuntano così tanti trofei e milioni che è proprio un peccato vederli umiliati da un Aranguiz qualunque, uno che qualche tempo fa è stato praticamente scaricato dall'Udinese, probabilmente perché aveva imparato troppo presto a parlare in italiano.
Ma se ti illudi che Sergio Ramos sia un gran difensore solo perché in alcuni periodi dell'anno si reincarna in Gigi Riva e trasforma in rete tutto quello che gli passa davanti, allora forse meriti davvero di farla una brutta figura; così come la meriti se consideri Azpilicueta più affidabile dello svagato Arbeloa solo perché ha un nome più difficile da pronunciare, o se immagini che la favola di Pedro, misterioso nullatenente del calcio salito alla ribalta speculando sulla santa capacità di muoversi in maniera impazzita finendo col trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto, sia destinata a durare all'infinito.

Oppure se sei tanto ingordo da ritenere, appunto, che un brasiliano colpito inaspettatamente dal dio del gol a 24 anni possa valere una triste nazionalizzazione improvvisata a cinque mesi dal Mondiale, smontando così i precetti di una squadra che faceva, in modo certo irritante, dell'assenza di centravanti la sua dote di migliore. Soprattutto quando giocava Fernando Torres.
Insomma, se bisogna dare una colpa di quest'eliminazione, posto che l'allenatore è uno obiettivo scontato e che Iker Casillas a questa Coppa del Mondo non è evidentemente mai arrivato, avendo scelto di farsi sostituire da un suo cugino emo, depresso e ipovedente, optiamo allora proprio per Diego Costa.
Con la sua forma fisica da cantiere edile, e il suo entusiasmante alone di buona sorte da parco acquatico estivo aperto a fine novembre.



"Cazzo, Iker: mi manca già Juan Carlos!"

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