lunedì 16 giugno 2014

WarCup '14: INGHILTERRA-ITALIA 1-2

INGHILTERRA-ITALIA 1-2
ovvero
ESSERE IN RITARDO NON È SEMPRE UN MALE

In incolpevole ritardo, così fioriscono tante liete sorprese. Come il gol decisivo di un Balotelli esultante per la Italia, a quasi due anni di distanza dalla doppietta spacca-Germania della semifinale degli Europei: a chi è importato, mentre il testone di Super Mario spingeva il pallone e Harte dentro la porta inglese, di tutte le inutili polemiche sulla vita del campione "che non esploderà mai"? Vi ha cambiato forse l'esistenza che sia successo oggi e non tre mesi fa? Vi aiuterebbe tanto vederlo vincere il Pallone d'Oro o essere amato dal mondo del calcio? Dubito, come dubito che non abbiate esultato di gioia al suo gol (esclusi a priori i bastian contrari, gli anti-calcio e i fondamentalisti di qualcosa che adesso mi sfugge).

In incolpevole ritardo, come Paletta, che certo avrebbe dovuto e potuto fare meglio il mestiere per cui è pagato (e per il quale avrebbe il dovere di rivolgersi a un parrucchiere più onesto), ma all'atto pratico cosa sarebbe stata la partita senza il pareggio di Sturridge? Voi lo sapete? Io no, ma un po' la conosco l'Italia, che a gestire vantaggi e ampie distese di tranquillità non è poi così brava, e allora ringrazio il Gabriel nuovo nazionale che ha dato ai suoi compagni un motivo per iniziare il secondo tempo con il giusto pepe al culo.

In incolpevole ritardo, anzi in fortunatissimo ritardo come Candreva, che alla sua partita di corse e calci sensati ha aggiunto la preziosità del cross per lo stacco vincente di Balo, aspettando che l'attaccante del Milan si piazzasse, e quindi non buttando subito una pallaccia al centro dell'area, ma temporeggiando, guardando lì dove i difensori inglesi non si erano ricordati potesse esserci vita, e piazzando sul forte nero d'Italia un regalo che, se fosse arrivato da un Beckham qualunque, avremmo ancora distese di replay ad occuparci le tv.

In incolpevole ritardo, miracolosa attesa, divino uso del tempo: come la giocata di Andrea Pirlo, che non merita altro che definizioni con termini rubati alla sfera della megalomania, perché grazie a dio sono ancora pochi i giocatori che sanno guardare dietro come voi non guarderete mai nemmeno davanti. E se quella finta ha spalancato le porte del regno dei gol a Marchisio, è altrettanto vero che se il centrocampista torinese fosse stato più pronto, più presente, più vicino al suo compagno juventino, magari adesso parleremmo di un'azione stoppata facilmente dall'Inghilterra a ridosso dell'area, dove il lungo stop del numero 8 di Prandelli avrebbe speso i suoi ultimi respiri.
Invece, alla fine, è andato tutto bene. In incolpevole ritardo, come questo post.


"Allora, lo senti comodo sto 44?"

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